La Dogana, l'architetto e il museo "Oronzo Canà"

La straordinaria consulenza del professorone che ritiene Renzo Piano una schiappa

Avellino.  

L'architetto Francesco Venezia, irpino, professore universitario con un curriculum di tutto rispetto, è venuto ad Avellino. A dire la verità, lo hanno chiamato. Ha guardato le “spoglie immemori” della Dogana e, per nostra somma fortuna, ha detto che si tratta di un edificio di “notevole interesse”.

Meno male.

Non era affatto scontato.

Lo stesso Francesco Venezia il giorno del ballottaggio in città è stato tra i protagonisti di un incontro organizzato dall'Ordine di Avellino. In quell'occasione lui, consulente in pectore del neo sindaco Festa, si è inerpicato – con qualche piccolo affanno di memoria – in una critica feroce nei confronti di Renzo Piano, del quale ne ha “demolito” opere e carriera.

Per questo siamo stati fortunati.

Se gli giravano, la mattina che Venezia è venuto ad Avellino, perché lo hanno chiamato, poteva anche dire che Fanzago era un incompetente e sulla Dogana sarebbe calata una coltre tanto fumosa da celarne la vista agli occhi di tutti e ben presto anche alla memoria dei sempre più pochi che credono di poterla vedere rinascere.

Ma visto che l'architetto ne ha riconosciuto il valore, a destare soddisfazione sono le sue prime deduzioni.

Ha detto, nell'ordine: “Si potrebbe recuperarne non solo la facciata” ma, in questo caso, gli oneri di ricostruzione dell'edificio “non potrebbero essere di competenza del solo Comune di Avellino”. Al quale raccomanda di mantenere “l'indirizzo culturale della Dogana” all'interno della quale si potrebbe immaginare la realizzazione di un museo d'arte moderna, di richiamo almeno regionale, “ma le opere da esporre, siccome costose, dovrebbero essere frutto di donazioni”.

Non male.

Non male come consulente. Grazie a chi ha pensato di chiamarlo.

È venuto facile anche immaginare il nome da dare alla nuova struttura: “Museo Oronzo Canà”.