Violenza negli ospedali, doppia aggressione al pronto soccorso

Ad Avellino e Ariano in poche ore medici e infermieri aggrediti da pazienti alterati

violenza negli ospedali doppia aggressione al pronto soccorso

Nel primo caso una giovane 28enne che aveva assunto alcol ha colpito con calci e pugni i soccorritori. Ad Ariano un 40enne è stato sottoposto a Tso

Avellino.  

Due aggressioni ai medici in due pronto soccorsi irpini a distanza di poche ore. Mentre il governo cerca di mettere un freno normativo alla violenza negli ospedali, nelle corsie continua la guerra tra pazienti e operatori.

Stando a quanto scrive oggi l'edizione in edicola de Il Mattino, ieri pomeriggio una ragazza di 28 anni, residente nel capoluogo, è giunta a bordo di un'ambulanza del 118 ed è stata accettata in codice rosso a causa di un forte stato di agitazione. Entrata in reparto, in evidente alterazione psichica - lei stessa avrebbe poi dichiarato di aver assunto consistenti quantità di alcool - la giovane ha inveito contro gli infermieri tentando ripetutamente di colpirli con calci e pugni. Già prima del trasporto,a casa, aveva tentato di aggredire i sanitari.Solo grazie all'intervento della guardia giurata e di altri operatori presenti in sala, la situazione è tornata alla normalità. Per i paramedici coinvolti non sono state necessarie le cure.

Diverso l'episodio che si sarebbe registrato al Sant'Ottone Frangipane di Ariano Irpino, dove un quarantenne originario di Mirabella Eclano, accompagnato dal padre, è arrivato al Pronto soccorso a seguito di un incidente stradale. L'uomo sarebbe andato in escandescenze aggredendo chiunque gli capitasse a tiro e poi è scappato. Quando i carabinieri lo hanno ristracciato l'uomo avrebbe inveito anche contro i militari. Trasportato nuovamente al in ospedale per l'uomo è stato disposto il provvedimento di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso).

La questione della violenza sui medici è stata affrontata in queste dalla Commissione Affari Sociali e Sanità Camera dei Deputati.

Le Commissioni hanno ritenuto di estendere le stesse pene previste nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale al Personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria nell’esercizio delle sue funzioni o a causa di esse nonché a incaricati di pubblico servizio nello svolgimento di attività di cura, assistenza sanitaria e di soccorso.

Le pene sono reclusione da 4 a 10 anni per lesioni gravi e da 8 a 16 anni per le lesioni gravissime. Si introduce tra le circostanze aggravanti comuni del reato, l'avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie o socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni e si prevede che i reati di percosse (articolo 581 c.p.) e lesioni (articolo 582 c.p.) siano procedibili d'ufficio quando ricorre l'aggravante del fatto commesso con violenza o minaccia in danno degli operatori sanitari e socio-sanitari. È evidente che l’intervento normativo proposto, al fine di garantire immediatamente a medici e personale sanitario maggiori tutele, garanzie e protezione, estende alle professioni sanitarie tutte le tutele e i vantaggi previsti per il Pubblico ufficiale, senza generare un impatto irrazionale nel nostro sistema penale che non contempla l’attribuzione dello status di pubblico ufficiale per singole categorie. Il nostro ordinamento e le norme penali vigenti attribuiscono la qualifica di pubblico ufficiale in ragione della funzione svolta e non della categoria di appartenenza.

Si ricorda, infatti, che ai sensi dell’art. 357 del codice penale sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa. Agli stessi effetti è pubblica la funzione amministrativa disciplinata da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi.

Si ribadisce che ciò che qualifica il pubblico ufficiale e l’incaricato di un pubblico servizio non è il carattere pubblico dell’ente nel cui ambito essi operano, né tanto meno l’appartenenza ad una specifica categoria, ma piuttosto l’attività concretamente svolta dal sanitario che, a seconda dei casi, potrà essere considerata una pubblica funzione o un pubblico servizio o un servizio di pubblica necessità.

In molti hanno criticato il testo ritenendo che non ci fosse una reale equiparazione equiparazione del personale sanitario alla qualifica di Pubblico ufficiale.

La legge contro le aggressioni, concede tuttavia a tutte le figure sanitarie e socio sanitarie, compresi i volontari che operano in sanità, i vantaggi e le tutele del Pubblico ufficiale, grazie all'inasprimento delle pene per chi commette atti di violenza ai danni di medici e personale sanitario e grazie alla procedibilità d'ufficio.