Medicina: perché tutte le malattie sono accompagnate dal disturbo della tiroide

Meglio non intervenire nell’immediato, ma monitorare con prudenza lo stato generale del paziente

medicina perche tutte le malattie sono accompagnate dal disturbo della tiroide
Avellino.  

di Attilio Spidalieri*

Tutte le malattie acute o croniche di una certa severità possono accompagnarsi ad un disturbo del bilancio ormonale tiroideo. La letteratura anglosassone raggruppa questa situazione con il termine “Euthyroid Sick Syndrome” o con il termine “Non Thyroidal Illness Syndrome”.

L’espressione di “Sindrome di T3 bassa” esprime la diminuzione isolata della concentrazione plasmatica della tri-iodotironina (T3), anomalia frequente ma che non spiega del tutto le modificazioni complesse dei parametri tiroidei osservate nel corso delle malattie generali.

La “Sindrome di T3 bassa” è l’affezione ormonale più frequente dato che è presente in circa il 70% dei pazienti ospedalizzati. Essa è caratterizzata da una diminuzione moderata, o più importante, della concentrazione plasmatica della T3 totale, in media 40% del suo valore normale, e della T3 libera (FT3), in media 60% del suo valore normale. Il tutto accade in un paziente che non presenta segni clinici di disturbi della tiroide. Infatti la “Sindrome di T3 bassa” e anche quella di “T4 bassa” non presentano segni patenti di disfunzione ormonale.

Questo stato si osserva frequentemente in pazienti gravi, il più delle volte ospedalizzati, spesso in unità di terapia intensiva. La diminuita concentrazione della T4 e della sua frazione libera (FT4) è un marker di gravità correlato alla prognosi vitale del paziente. La concentrazione plasmatica del TSH (ormone ipofisario che stimola la tiroide) è spesso bassa.

Tutto questo fa pensare che alla base di dette sindromi ci sia una disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi legata ad una scarsa vascolarizzazione del comparto, o che ci sia un tentativo da parte dell’organismo di ridurre, a scopo di compenso, il consumo energetico. Questa interpretazione è sostenuta dal fatto che se si interviene farmacologicamente, nell’intento normalizzare gli ormoni tiroidei, lo stato generale del paziente peggiora, in modo particolare se si tratta di un cardiopatico (comparsa crisi coronariche o di aritmie del tipo fibrillazione atriale). Pertanto è buona norma non intervenire nell’immediato, ma di monitorare con prudenza lo stato generale del paziente.

*Medico - Endocrinologo