Il vaccino contro l’epatite B: ecco perché può contrastare anche il diabete

Una ricerca ha confermato una diminuzione del 15% dei casi di diabete negli individui vaccinati

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Avellino.  

Mentre il diabete progredisce in tutto il mondo, dei ricercatori si interrogano sul ruolo inatteso che potrebbe giocare il vaccino contro l’epatite B nella prevenzione di questa malattia cronica.

Per esplorare questo fenomeno il gruppo di Nhu-Quynh Phan dell’università di Taipei ha analizzato i dossiers di più di 580.000 adulti ripartiti su più continenti. Nessuno aveva contratto l’epatite B, ma circa la metà presentava un’immunizzazione attestata dai marker di anticorpi nel sangue. I risultati, presentati al congresso europeo del diabete a Vienna, indicano una diminuzione del 15% dei casi di diabete negli individui vaccinati.

Questa tendenza resta valida anche escludendo ogni infezione da parte del virus, il che suggerisce un effetto indipendente dalla semplice prevenzione virale. In uno studio apparso sulla rivista scientifica “PLOS One” dei ricercatori sono arrivati allo stesso risultato. Essi hanno dimostrato che le persone immunizzate correvano il 33% in meno di rischio di sviluppare un diabete.

Sarebbe soprattutto il successo dell’immunizzazione che gioca un ruolo essenziale nella difesa osservata. Il legame tra l’epatite B e il diabete non data da ieri. Interessando il fegato, il virus disturba la capacità dell’organo a stoccare lo zucchero e a regolare gli ormoni del metabolismo. Questo squilibrio può favorire l’apparizione di un diabete di tipo 2. Ma ciò che rivelano adesso i ricercatori, è il fatto che la vaccinazione potrebbe limitare questa irregolarità, anche senza un’infezione preliminare.

Una delle ipotesi avanzata è la diminuzione dell’infiammazione cronica. Rinforzando l’immunità nei riguardi di alcune aggressioni virali, il vaccino ridurrebbe l’attivazione permanente del sistema immunitario. Questa iperattività, quando diventa cronica, disturba gli organi implicati nel metabolismo, come il pancreas e il fegato. Questa cascata infiammatoria silenziosa potrebbe giocare un ruolo centrale nello sviluppo del diabete, notoriamente con un’alterazione della produzione dell’insulina.

Questo meccanismo resta ancora mal compreso, ma la presenza di un effetto dose-risposta rinforza l’idea di un’azione biologica. Più i tassi di anticorpi diretti contro il virus sono elevati, più il rischio di diabete diminuisce. Ciò suggerisce che il numero delle dosi ricevute o la qualità della risposta immunitaria giocano un ruolo essenziale.

Se questi risultati si confermano negli studi prospettici, il vaccino contro l’epatite B potrebbe diventare un sistema di prevenzione ben più importante del previsto. Ma la copertura vaccinale negli adulti resta non uguale. Negli Stati Uniti solo il 30% degli adulti di più di 19 anni ha ricevuto le tre dosi raccomandate. Questo debole tasso di copertura si spiega in parte con il fatto che la vaccinazione mirava recentemente solo alle persone a rischio. Dal 2021 la autorità americane raccomandano una vaccinazione universale degli adulti fino a 59 anni, senza che sia necessariamente presente un fattore di rischio.

L'autore è Medico - Endocrinologo