Omicidio Annunziata, concessi i domiciliari a Terracciano

E' accusato, insieme a Luigi Bruno, dell'assassino dell'imprenditore avvenuta nel 2015 a Mugnano

Mugnano del Cardinale.  

Clamorosa scarcerazione per Giorgio Terracciano, accusato di aver ammazzato, insieme a Luigi Bruno, Nicola Annunziata a Mugnano del Cardinale nell'aprile del 2015. L'imputato, originario di S.Anastasia, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Infatti, il Tribunale di Napoli – XII sezione riesame – nel condividere le argomentazioni formulate dagli avvocati Dario Vannetiello e Giusida Sanseverino, nonostante la condanna inflitta in primo grado per la gravissima accusa di omicidio, ha concesso al condannato la misura cautelare attenuata aprendo per lui le porte del carcere dopo un anno e sei mesi di detenzione. Così Terracciano potrà attendere l’esito del giudizio di appello e quello eventuale di cassazione presso la propria abitazione.

La storia dell'omicidio Annunziata è molto articolata. Terracciano è stato condannato, con la diminuente del rito abbreviato e la concessione dell’attenuante del concorso anomalo, a soli anni 12 di reclusione per l’omicidio dell'imprenditore avvenuto a Mugnano del Cardinale nell’aprile dell’anno 2015. Grazie alle capillari indagini condotte, su delega della Procura di Avellino, da ben due Compagnie dei carabinieri, quelle di Baiano ed Avellino, il G.i.p. presso il Tribunale di Avellino, dott. G. Fiore, nel luglio del 2015, emise ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Terracciano e Bruno, accusati in concorso dell’omicidio di Annunziata.

All’esito della conclusione del giudizio di primo grado, la difesa, rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello del Foro di Napoli e Giusida Sanseverino del Foro di Benevento, aveva chiesto al Giudice di sostituire la misura in carcere con quella degli arresti domiciliari. Immediato il rigetto del giudice che lo aveva giudicato, dott. Vincenzo Landolfi, ritenendo sussistenti le esigenze cautelari; in particolare, il Gup aveva ritenuto che fosse concreto il pericolo che Terracciano potesse commettere altri delitti di omicidio atteso che da alcune intercettazioni pareva emergere che il Terracciano ed altri suoi sodali stessero cercando di individuare un altro  soggetto vicino alla vittima.

Movente dell’omicidio sarebbe, secondo gli inquirenti, un credito di 250.000 euro vantato da un familiare di Bruno, costui imprenditore di Sant’Anastasia, nei confronti del genero della vittima. Numerosi gli elementi indiziari a carico degli imputati Bruno e Terracciano: videoriprese del passaggio dell’auto condotta da Bruno che da Sant’Anastasia raggiunge il parcheggio dell’abitazione dove viene freddato a colpi di pistola l’Annunziata. Centinaia  di intercettazioni, a tutto spiano, nei confronti degli indagati, dei loro familiari nonché nei  confronti dei familiari della vittima, da cui emergono chiari ed univoci riferimenti ai killer.

E sullo sfondo una losca storia di traffico internazionale di cocaina. Infatti, in concomitanza dell’omicidio di Annunziata, la Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno sequestrò in Turchia un container carico stracolmo di cocaina. I dati identificativi del container erano annotati su un foglio, caduto in sequestro proprio a casa della vittima, tra gli effetti personali dell’Annunziata.

Successivamente alla condanna, la difesa di Terracciano, grazie ad un articolato ed approfondito appello presentato al Tribunale del Riesame avverso la ordinanza di rigetto della scarcerazione, è riuscita a dimostrare la insussistenza di tutte le esigenze cautelari, ivi compreso il  pericolo di reiterazione, nonostante Terracciano risulta gravato da due condanne per detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco.