Montuori, un eroe irpino. Vittima della camorra e dello Stato

Allettato, malato di Sla, non viene riconosciuto vittima della mafia

Baiano.  

 

di Simonetta Ieppariello

 

Un eroe irpino, mai riconosciuto. 35 anni fa sopravvisse con coraggio e forza miracolosamente ad una agguato della camorra. Ne mirino c’era un pm lui stava lavorando, era il suo autista. Tre auto, persone con i mitra tentarono di uccidere il pm, e  lui coraggioso tentò di salvarlo.

La storia di Stefano Montuori e il suo triste destino, al centro del servizio di Roberta Rei de Le Iene: autista eroe vittima di Stato. Stefano era l’autista del magistrato Gagliardi, finito nel mirino per le sue indagini sugli appalto nella fase della delicata ricostruzione del post Terremoto del 1980. Anche Stefano rimase vittima dell’attentato nel coraggioso tentativo di salvare la vita al pm.

Mentre però il magistrato ha ottenuto i riconoscimenti che gli spettavano, con la medaglia d’oro al valore, Stefano no: essendo a letto, nella sua casa di Baiano, ne avrebbe bisogno. La malattia continua ad avanzare senza sosta. Sua figlia commenta amara al telefono “abbiamo un ospedale in casa. Gli hanno diagnosticato la Sla lo scorso giugno. Una malattia terribile - spiega Sara -, che lo consuma giorno dopo giorno”.

Però non gli viene data nessuna agevolazione perché ha dei parenti che fanno parte della criminalità organizzata come spiega la giornalista di mediaset: la stessa criminalità che però l’ha quasi ucciso. Insomma, secondo lo Stato non può essere insignito, nonostante il suo sacrificio e coraggio dimostrato.

Lo stesso Gagliardi spiega a Le Iene: “Il suo sacrificio mi ha salvato la vita. Sarebbe stato risparmiato dal commando. Con coraggio tento di speronare quell’auto che ci bloccava la strada. Finimmo in una cunetta. Poi gli spari. Siamo vivi per miracolo. Fingemmo di essere morti per evitare nuovi colpi”.

LA DINAMICA. Era il 13 settembre 1982 quando, sulla statale Appia tra Monteforte e Avellino, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo tentò di uccidere l’allora Procuratore Antonio Gagliardi, che in quegli anni indagava sulle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici inerenti la ricostruzione post terremoto irpino degli anni ’80.

Giudice e autista. Un’auto. Due vittime dello stesso assalto.

Viaggiavano verso Avellino quando l’auto blindata venne speronata da tre veicoli.  Un assalto. L’auto finì fuori strada, precipitando nei terreni circostanti.

In azione una decina di sicari pronti ad uccidere il pm. La pioggia di fuoco a colpi di mitra si abbattè sulla vettura, riuscendo a praticare un foro nei vetri antiproiettile. Decine e decine i colpi che vennero refertati. Ma giudice e autista, seppur gravemente feriti, riuscirono miracolosamente a salvarsi. Dopo tutti questi anni, Montuori non ha ancora ottenuto alcun risarcimento né gli è stato riconosciuto lo status di “vittima della criminalità organizzata”.

Seppur gravemente feriti, riuscirono miracolosamente a salvarsi. La storia è incredibile, poichè Montuori, in tutti questi anni, non ha ancora ottenuto nessun tipo di risarcimento, né gli è stato riconosciuto lo status di “vittima della criminalità organizzata”. Montuori combatte da trentacinque anni ed ha anche vinto un ricorso al Tar quando si è visto negare il suddetto riconoscimento nonché lo status di ”vittima della criminalità”. Il Ministero degli Interni continua ad ottenere rinvii facendo appello al Consiglio di Stato, dal quale, adesso, si è in attesa di una sentenza definitiva.

Stefano è lucido, ma ancora in attesa di giustizia. Stefano ha rischiato la vita, mentre svolgeva il suo lavoro e serviva con coraggio lo Stato. Stefano Montuori vive allettato in condizioni di dolorosa sopportazione di una malattia atroce. Una trafila di medicinali e visite mediche, assistito amorevolmente da sua moglie e i suoi quattro figli.