Processo Isochimica: «900mila euro per pulire il piazzale»

Il teste: «Mi fu consegnata una pila di Ottopagine. E mi fu detto: ricostruisciti tutta la storia»

Ha descritto tutte le incongruenze evidenziate durante la sua attività. «La documentazione contabile che mi hanno dato appariva incompleta».

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Mi fu consegnata una pila di giornali Ottopagine. E mi venne detto: ricostruisciti la storia dell'Isochimica e fai anche presto». Un racconto paradossale, che ha generato inevitabile ilarità in aula, quello reso dall'ingegnere Teodosio nominato dalla curatela dell'Isochimica nell'ambito del giudizio civile per realizzare degli accertamenti a partire dallo stato dei luoghi.

Un'udienza durata oltre quattro ore quella che si è celebrata nell'aula bunker di Napoli di fronte al collegio giudicante presieduto dal magistrato Sonia Matarazzo, a latere i giudici Pierpaolo Calabrese e Gennaro Lezzi.

Ventisette gli imputati accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro ambientale, omissione in atti d'ufficio.

E' stato ascoltato proprio l'ex curatore fallimentare dell'Isochimica. Mentre è stata rimandata l'escussione di altri tre operai che dovevano essere ascoltati oggi.

L'ingegnere, nelle quattro ore di deposizione, ha evidenziato le difficoltà avute nell'attività per la quale era stato incaricato. Difficoltà che sarebbero state create in larga parte dallo scarso supporto che gli era stato fornito. 

«Quando chiesi rendicontazione del curatore – ha raccontato Teodosio – mi fu detto abbiamo speso due milioni, ce ne servono altri due per il futuro».

Ha chiarito che gli elementi forniti non sarebbero stati esaustivi.

Ad attirare l'attenzione di Teodosio una «fattura di 900mila euro destinata alla pulitura del piazzale senza spese specifiche. Mancavano tanti elementi a partire dalla tracciabilità dei rifiuti».

Nella precedente udienza erano stati ascoltati i tre medici legali incaricati dalla Procura di eseguire gli esami sui corpi di quattro operai dell'Isochimica. I consulenti, in una relazione dettagliata, hanno confermato che le morti potrebbero essere ricondotte all'inalazione prolungata all'amianto.

Sul banco dei testimoni anche una dirigente di Ferrovie dello Stato che aveva parlato dei contratti stipulati fra Elio Graziano e l'azienda. L'imprenditore mercoglianese avrebbe ricevuto una cifra vicina ai settanta miliardi di lire. Soldi spalmati in più trance.

La testimonianza di oggi si aggiunge a quella già resa dai due ex lavoratori dello stabilimento, Di Grezia e Petrozziello. Avevano descritto come l'amianto cadesse, dai silos nei camion, senza alcuna protezione. E di come alcuni mezzi avrebbero lasciato lo stabilimento privi di coperture, facendo disperdere la polvere velenosa nell’aria. I testimoni avevano parlato di alcuni sacchi d'amianto sotterratti in una buca nei pressi del capannone. All'interno dello spazio antistante l'azienda.

Nella prossima udienza sarà lasciato spazio alla difesa condotta, fra gli altri, dagli avvocati Ennio Napolillo, Claudio Frongillo, Antonio Falconieri, Alberico Villani, Nello Pizza, Generoso Pagliarulo, Carmen Picariello e Angelo Polcaro.