«Ci hanno rapinato», ma era una bugia: soldi dati a una escort

La storia di due ragazzi di Montemiletto. Non volevano dire dei soldi spesi ai genitori.

Sono stati denunciati per simulazione di reato. Avevano raccontato di essere stati minacciati con una pistola.

Montemiletto.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Ci hanno rapinato puntandoci contro una pistola», avevano raccontato ai carabinieri prima di contraddirsi più volte. Alla fine, hanno ammesso la bugia: la rapina non c'era mai stata, i soldi li avevano spesi per pagare una prostituta, ma avrebbero detto qualunque altra cosa pur di non confessarlo ai genitori. Una ragazzata per la quale sono stati denunciati. Protagonisti della vicenda due giovani di Montemiletto.

I ragazzi qualche giorno fa si erano recati alla stazione dei carabinieri. Con voce sconvolta avevano spiegato di essere stati rapinati.

Avevano parlato di un Suv nero che avrebbe affiancato la loro utilitaria, mentre il conducente faceva segno di accostare. Poi dal mezzo sarebbero scesi tre uomini incappucciati che avrebbero iniziato a urlare puntando contro di loro una pistola. E' a quel punto che i giovani – questo avevano riferito– avevano consegnato loro tutto quello che avevano addosso: circa novanta euro.

Il maresciallo che aveva raccolto la testimonianza aveva avuto qualche dubbio sulla storia. Attenzione puntata su alcune incongruenze, su alcune circostanze illustrate in modo non univoco. A partire dal posto, fino alle modalità della rapina subita. Insomma, qualcosa non tornava.

Decisive le immagini raccolte dal circuito di telecamere posto lungo la strada dove, dalla descrizione fornita, sarebbe avvenuto il colpo.

I video sono stati più e più volte passati a setaccio ma del Suv sulla quale avrebbero viaggiato i banditi, e dell'utilitaria dei giovani, nemmeno l'ombra. Lì una rapina non c'era mai stata.

I giovani sono stati richiamati in caserma. E allora – dopo qualche attimo di indecisione – hanno confessato tutto. I soldi li avevano spesi per passare qualche ora con una prostituta. E non volevano che i genitori, scoperto l'ammanco, potessero scoprirlo. L'epilogo è stato però peggiore del danno che si voleva evitare: per entrambi è scattata la denuncia per simulazione di reato.