Prostituzione minorile nel circolo: ecco le condanne

La sentenza del giudice per il titolare del circolo e l'87enne di Lapio.

Dieci anni e quattro mesi per Federico De Vito e 70mila euro di multa, due anni con pena sospesa per Luciano, con una multa di 4mila euro.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Ha riconosciuto le sue colpe e chiesto scusa con una nota, scegliendo di non essere presente alla lettura della sentenza che ha sancito due condanne: per lui e l'altro imputato. L’epilogo dell’inchiesta sulla prostituzione minorile che ha fatto conoscere agli italiani quel circolo privato di via Vasto dove sono cresciute generazioni di avellinesi. E dove secondo la sentenza di primo grado di oggi delle minorenni sono state vittime di un giro di prostituzione.

Il giudice per le udienze preliminari ha condannato a dieci anni e quattro mesi e a 70mila euro di multa il titolare del locale «L'incontro», Federico De Vito, 70 anni di Mercogliano, e a due anni con pena sospesa e 4mila euro di ammenda l’86enne di Lapio, Mario Luciano. Uno dei due clienti che per l’accusa avrebbe approfittato delle ragazzine. L’altro, il 51enne Pino Roselli, aveva già patteggiato a due anni con pena sospesa.

Gli avvocati Claudio Frongillo, Giovanni Iacobelli, Ennio Napolillo e Generoso Pagliarulo hanno risparmiato il processo ordinario ai due imputati optando per il rito abbreviato, celebrato nell’aula per le udienze preliminari di Napoli. Prima del processo il titolare del circolo ha depositato quella nota con la quale si è scusato con le ragazze, riconoscendo le sue colpe.

Il piemme – in aula - ha ripercorso l’indagine nata dalla denuncia delle vittime che hanno raccontato ai carabinieri degli incontri erotici che sarebbero avvenuti nel locale dove alcune di loro avevano anche lavorato. Un rapporto di fiducia che gli imputati avrebbero sfruttato per poter approfittare delle ragazzine. Così sono state piazzate le microspie all’interno del circolo. Mesi e mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, raccolte dal nucleo investigativo dell'Arma di Avellino, finite in un fascicolo di indagine da centinaia di pagine poi trasferito alla Procura napoletana, coordinata dal pm Antonio D'Alessio, perché la prostituzione minorile è un reato distrettuale.

Quando erano state eseguite le misure cautelari il "caso" aveva presto superato i confini del capoluogo irpino, conquistando le prime pagine di molti quotidiani nazionali. Il procuratore aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, seguito dalle richieste di abbreviato avanzate dalle difese. Il penultimo atto di una vicenda che serbava ancora un colpo di scena. Poche settimane prima del processo l’avvocato difensore di due ragazze, Paola Forcione, aveva evidenziato come la Procura avesse dimenticato i fatti legati alle sue assistite nel capo di imputazione a carico di Luciano. Ne è scaturito un secondo procedimento penale riunito questa mattina al filone principale.

Nella sua requisitoria il pubblico ministero ha chiesto otto anni per De Vito e quattro per l'altro imputato. La difesa di Luciano ha poi sollevato delle questioni preliminari tutte rigettate, relative fra le altre cose all'incompetenza per materia del giudice e alla nullità del capo di imputazione. Richieste alle quali si sono opposte anche le difese delle parti civili rappresentate dagli avvocati Romeo Barile, Marino Capone, Giovanni D'Ercole, Paola Forcione e Michele Scibelli. Le ragazze rappresentate dai penalisti Danilo Iacobacci e Fabio Tulimiero hanno deciso di non costituirsi parte civile, trovando un accordo sul risarcimento prima dell'udienza di oggi. Infine è arrivata la sentenza del giudice che sarà impugnata in Appello dai difensori degli imputati. Intanto, fino a quando saranno rese note le motivazioni della decisione del magistrato, sono sospesi gli arresti domiciliari ai quali è sottoposto il titolare del circolo.