Immigrati barricati nel centro di accoglienza: dateci di più

Sant'Angelo a Scala. Protesta dei migranti, denunciano pessime condizioni di vita.

Una ventina di immigrati si sono barricati in una struttura di accoglienza a Sant'Angelo a Scala. Denunciavano un «trattamento pessimo» da parte di chi gestiva il centro. Sul luogo dell'accaduto i carabinieri, un'ambulanza e il sindaco.

Sant'Angelo a Scala.  

 

di Andrea Fantucchio 

Si sono barricati nel centro di accoglienza che li ospitava, denunciando condizioni di vita inaccettabili. Inutili i tentativi dei carabinieri intervenuti con più pattuglie per tranquillizzarli. Decisivo l'arrivo del sindaco. E' accaduto questa mattina a Sant'Angelo a Scala, comune in provincia di Avellino. Dove una ventina di immigrati, quasi tutti del Gambia, si sono barricati nel centro di accoglienza che li ospitava impedendo l'ingresso agli operatori della cooperativa che gestisce la struttura.

Rivendicavano «condizioni di vista dignitose» denunciando poca pulizia delle stanze e un trattamento in generale non adeguato. Chiedevano inoltre il trasferimento in altre sedi. Sul luogo dell'accaduto sono intervenute diverse pattuglie della stazione dei carabinieri di Pietrastornina e della compagnia di Avellino. Un dispiegamento di forze che non è passato inosservato ai cittadini del comune. Si è così creato un folto capannello di curiosi intorno alla struttura.

In via precauzionale è arrivata anche un'ambulanza del 118. Poi la fascia tricolore, Carmine De Fazio. Proprio il sindaco è riuscito a tranquillizzare i ragazzi in protesta: dopo qualche ora di tensione la situazione è finalmente tornata alla normalità. Gli operatori del centro sono riusciti a prendere possesso della struttura e hanno avviato un’indagine interna. Non si esclude che nei prossimi giorni possano essere presi provvedimenti nei confronti di chi ha partecipato alla protesta.

Una manfestazione che si aggiunge a quelle registrate nei mesi scorsi anche di fronte alla Prefettura di Avellino. Dove immigrati ospitati nei comuni dell'hinterland erano venuti a chiedere “l'intercessione” del Prefetto, Maria Tirone, pretendendo condizioni di vita più dignitose e una corretta distribuzione dei “pocket money”.