Alto Calore, pronta la stangata: sotto l'albero tariffe idriche su del 56%

Gli aumenti per evitare il fallimento dovuto ai 200 milioni di debiti accumulati dalla politica

alto calore pronta la stangata sotto l albero tariffe idriche su del 56

Previsto un aumento complessivo delle tariffe del 56,34%, oltre il 60% considerando l’effetto cumulativo. I vertici avvertono: senza adeguamenti rischio fallimento e stop agli investimenti

Avellino.  

Torna all’attenzione del Comitato esecutivo dell’Ente idrico campano lo schema regolatorio 2024-2029 che prevede un aumento complessivo delle tariffe dell’Alto Calore pari al 56,34% al termine del periodo considerato. Il punto è inserito all’ottavo posto dell’ordine del giorno della riunione convocata per il prossimo 19 dicembre alle 13.30 nella sede di via De Gasperi. Il rialzo tariffario si articola in sei aliquote annuali che, applicandosi progressivamente su una base di calcolo crescente, portano l’aumento reale oltre la soglia del 60%. Un impatto destinato a riflettersi in modo significativo sulle bollette di famiglie e imprese dei territori serviti. Il piano aveva già ottenuto parere favorevole dal Consiglio di distretto lo scorso 7 agosto. La ratifica era stata però rinviata a seguito delle proteste di numerosi sindaci e dei comitati cittadini, esplose nel pieno dell’emergenza idrica estiva e alimentate da dubbi su tempistiche e modalità degli aumenti.

Il documento dei vertici Alto Calore

Questa volta la proposta arriva accompagnata da un documento firmato dall’amministratore unico Alfonsina De Felice e dal direttore generale Andrea Palomba. Un testo dal forte peso politico e tecnico che lancia un chiaro avvertimento: senza l’adeguamento tariffario la gestione corrente non sarebbe più sostenibile e verrebbero meno le condizioni del piano concordatario, con il rischio concreto del fallimento. Nel documento si sottolinea inoltre come l’approvazione delle nuove tariffe sia condizione essenziale per consentire alla società di candidare tre macroprogetti infrastrutturali, per un valore complessivo superiore ai 130 milioni di euro, nell’ambito del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza dei sistemi idrici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Investimenti considerati decisivi per superare in modo strutturale l’emergenza idrica in Irpinia e nel Sannio.

Il dissenso dei sindaci e il precedente di settembre

La questione aveva già provocato una spaccatura tra i Comuni soci. Il 30 settembre scorso, durante l’assemblea che portò alla nomina di Alfonsina De Felice dopo le dimissioni di Antonio Lenzi, i sindaci approvarono un documento che indicava come linea di mandato il blocco degli aumenti nelle proporzioni previste dal nuovo schema. In quell’occasione fu avallato solo il rialzo contenuto nel piano concordatario, pari al 12% in quattro anni. Quel tetto, spiegano ora i vertici aziendali, non tiene conto dell’esplosione dei debiti prededucibili, circa 45 milioni di euro, maturati tra la presentazione della domanda di concordato nel luglio 2022 e l’omologa del novembre 2024. Nonostante i passi avanti della nuova gestione, la raccomandazione del management resta netta: l’approvazione dell’adeguamento tariffario, rinviata da agosto, è ritenuta non più rinviabile. Il Comitato esecutivo dell’Ente idrico campano si trova ora davanti a una scelta che incide sul futuro dell’Alto Calore. Da un lato il peso degli aumenti sulle comunità locali, dall’altro la tenuta economico-finanziaria dell’azienda e la continuità del percorso concordatario. Un passaggio destinato a riaccendere il confronto politico e istituzionale nei prossimi giorni.