«Così la banda importava sigarette di contrabbando in Irpinia»

I finanzieri in aula hanno raccontato l'indagine condotta fra Avellino e provincia: 38 imputati.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Dopo aver intercettato uno degli indagati abbiamo scoperto che portavano le auto italiane in Bulgaria dove venivano «ripulite»: nuova targa e carta di circolazione intestata a qualcuno del posto per poche centinaia di euro. Con quei mezzi importavano il tabacco che veniva dall'Est Europa». L'appuntato del nucleo tributario della finanzia di Avellino ha ripercorso in aula gli aspetti salienti di un'indagine che è sfociata in un processo a 38 persone, quasi tutti straniere, accusate di contrabbando di sigarette.

Un procedimento penale che scaturisce da un' inchiesta partita nel 2012 che ha investito Avellino e provincia scoperchiando un presunto sistema di sostituzione di veicoli e importazione illegale di tabacchi da fuori nazione. Un'attività fatta in larga parte di intercettazioni telefoniche.

«Abbiamo fermato degli automobilisti a fine 2012 e sequestrato tabacco di contrabbando», ha chiarito un altro finanziere rispondendo alle domande del piemme della procura di Napoli, Francesco Soviero.

I militari hanno chiarito le modalità di indagine e descritto i soprannomi utilizzati nelle telefonate dagli imputati. Un aspetto che è stato contestato dalla difesa condotta, fra gli altri, dagli avvocati Gennaro De Falco e Michele Fratello. I difensori si sono focalizzati su come alcune utenze siano state attribuite agli imputati: per i difensori ci sarebbero diversi dubbi sull'identificazione. Anche il collegio giudicante, presieduto dal magistrato Roberto Melone a latere i giudici Francesca Spella e Viviana Centola, ha voluto chiarire qualche aspetto della vicenda ponendo delle domande ai testimoni. Hanno parlato dei sequestri di tabacchi di produzione estera eseguiti nel napoletano fra la fine del 2012 e il 2013. Un tipo di mercato mai del tutto scomparso anche in provincia di Avellino: complice un sistema penale che, salvo in alcune clamorose eccezioni, punisce il contrabbando con le denunce e non con la detenzione.