Avellino, in aula la vittima degli strozzini del clan Cava conferma le accuse

Processo contro un pregiudicato che con minacce e ricatti pretendeva interessi da capogiro

avellino in aula la vittima degli strozzini del clan cava conferma le accuse
Avellino.  

In aula questa mattina dinanzi al collegio del Tribunale di Avellino, presieduto dalla dottoressa Sonia Matarazzo, ha reso testimonianza una delle presunte vittime di usura di P.R., pluripregiudicato per questo tipo di reato e difeso dall'avvocato Massimiliano Moscariello.

L’uomo, che esercitava la professione di venditore ambulante, ha raccontato di essersi rivolto proprio al pregiudicato, chiedendo un prestito per far fronte a un momento di difficoltà economica.

Ha usufruito del “servizio” che gli veniva messo a disposizione nel periodo che va dal 2010 al 2015 e il sistema era questo: ogni mille euro che gli venivano elargiti avrebbe dovuto pagare un interesse pari all’8% mensile (70/80 euro al mese) fino alla restituzione del debito. un tasso di interesse annuale pari quindi al 98%.

Ha raccontato, inoltre, che a volte non riusciva a pagare in tempo: “Lui veniva tutti i giorni a casa mia o nel luogo in cui lavoravo. Mi urlava - Mi devi dare i soldi, noi dobbiamo dare conto ad altre persone – facendomi intendere che facesse capo a qualche gruppo malavitoso”.

Il procedimento, che vede imputati anche Salvatore Cava, il figlio del boss Biagio, il cugino Florio Galeota Lanza, Francesco Maione e Antonio Miranda, nasce dalla confessione di un ex affiliato al clan Cava, Aniello Acunzo, per il quale il collegio ha emesso sentenza di non luogo a procedere per morte dell’imputato.

I reati contestati sono associazione di tipo mafioso e, in modo particolare, quello di usura aggravata dal metodo mafioso.