Avellino, colpo di spugna per l'abbandono della Dogana: tutti prosciolti

Caduti in prescrizione i reati nel processo allo stato di abbandono dello storico palazzo avellinese

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Avellino.  

Si è chiuso con una sentenza di prescrizione il lunghissimo processo nato nel 2016 dall’inchiesta del sostituto procuratore Roberto Patscot riguardante lo stato di incuria e abbandono dello storico palazzo avellinese della Dogana, sito in via Amendola.

Ieri mattina il collegio del Tribunale di Avellino, presieduto dal giudice Sonia Matarazzo, a latere Giuseppe Calabrese e Michela Eligiato, ha deciso per un’estinzione dei reati contestati ai dieci imputati, decorsi i termini massimi individuati dalla legge per raggiungere la sentenza.

Gli avvocati difensori, tra cui Nello Pizza, Benedetto De Maio, Mattia Trofa e Annibale Schettino si sono rimessi alla richiesta di prescrizione avanzata dal pubblico ministero.

I reati contestati vanno dall’omissione di atti d’ufficio per l’ex dirigente comunale Giuseppe Blasi per aver firmato la sospensione del provvedimento in danno agli eredi dello storico palazzo – Annamaria e Umberto Sarchiola, accusati a loro volta di danno al patrimonio storico e artistico e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina.

Finiti tra gli imputati anche gli ex dirigenti del settore pubblica incolumità - Giovanni Valentino, Giovanni Guerriero, Antonio Fusco, Giovanni Iannaccone, Angelo Bochicchio e Luigi Cicalese – per il reato di omissione di atti d’ufficio. All’ingegnere Michele Candela, invece, fu contestato anche il falso in atto pubblico e il favoreggiamento per aver falsamente dichiarato, in una nota del 2014, che il Comune aveva provveduto all’installazione di un’apposita recinzione atta al contenimento della struttura, per scoraggiare un eventuale crollo. Recinzione, secondo i consulenti della Procura, totalmente inadatta all’adempimento dello scopo.

La negligenza derivata da tutte queste azioni portò, infatti, - secondo l'accusa - alla progressiva rovina del bene, facendone così derivare un nocumento al patrimonio storico e artistico nazionale.

Solo recentemente, dopo tante parole, l’amministrazione comunale ha deciso per il restauro dello storico palazzo di città. È previsto un importante rifacimento della facciata e della struttura interna, ormai abbandonata a sé stessa da anni. Addirittura, sul lato principale potrebbe essere ricollocata l’originale statua di Venere, attualmente conservata all’interno della dogana di Atripalda e che, prima dell’incendio, insieme alle altre statue, impreziosiva l’edificio.