Avellino, processo a don Livio: il pm ha chiesto 11 anni di carcere

E' accusato di atti sessuali con un 13enne, ospite della struttura di Prata Principato Ultra

avellino processo a don livio il pm ha chiesto 11 anni di carcere

La sentenza nel pomeriggio

Avellino.  

Ultima udienza davanti ai giudici del tribunale di Avellino, in composizione collegiale, per don Livio Graziano. Il pm Lorenza Recano al termine della sua requisitoria ha chiesto 11 anni di reclusione per il fondatore della struttura i “Figli di Emmaus”, struttura di Prata Principato Ultra.

Don Livio, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, è accusato di atti sessuali con un 13enne, ospite della struttura. Si chiude, dunque, la prima fase del processo in primo grado. La sentenza è prevista nel pomeriggio.

Ecco cosa è emerso nell’istruttoria dibattimentale

Nelle precedenti udienze i tre consulenti nominati dalla difesa dell’imputato – rappresentata dagli avvocati Gaetano Aufiero e Gianpiero De Cicco hanno tentato di smontare le accuse mosse nei confronti del loro assistito. In particolare uno dei consulenti mise in evidenza alcune circostanze che di fatto escluderebbero le ipotesi contestate all’imputato.

le foto e i messaggi sul cellulare del ragazzino

Ad avviso del medico legale infatti, in una delle foto prodotte dagli inquirenti agli atti in cui si vede la vittima dei presunti abusi e un uomo, non sarebbe riconducibile a don Livio, non vi è corrispondenza antropometrica tra le gambe dell’imputato e quelle effigiate nella foto. Inoltre furono ascoltati due testimoni citati dai difensori dell’imputato, una giovane madre ospite della struttura di Prata Principato Ultra e una volontaria quando c’era anche il ragazzino vittima di presunti abusi. Entrambi le teste riferirono che il ragazzino aveva di sovente un comportamento volgare.

I fatti al centro dell'inchiesta

L’inchiesta prese il via dopo la denuncia del padre del ragazzino, ospite della struttura di Prata Principato Ultra. La denuncia fu presentata dopo il ritrovamento di alcuni messaggi sospetti inviati da don Livio Graziano sul telefonino del ragazzino. Gli abusi sarebbero avvenuti proprio in una delle strutture che facevano capo al sacerdote finito nell’inchiesta della Procura di Avellino.