di Paola Iandolo
"Si deve riprendere, ce lo dobbiamo portare a casa". A chiederlo a gran voce davanti all'ospedale Moscati di Avellino, Cira Russo, la nonna del ventiseienne picchiato brutalmente nel carcere di Bellizzi Irpino ad ottobre 2024. "Paolo, mio nipote non ha fatto parte mai di nessun clan stava pagando, era in carcere e quello che ha subito non si fa a nessuno. Mio nipote ora si deve riprendere, ha due bambini piccoli che cercano il papà". La nonna di Paolo chiede un posto in un centro specializzato per assicurare a suo nipote la riabilitazione di cui ha bisogno.
Il garante delle persone ristrette
Presente davanti all'ospedale Moscati di Avellino, dove Paolo è arrivato in fin di vita il 24 ottobre dopo essere stato picchiato, anche il garante dei detenuti provinciale Carlo Mele. "La mamma di Paolo si sta battendo per cercare di salvare suo figlio, è vero che è in uno stato vegetativo, ma se continua a rimanere in ospedale non può recuperare la capacità muscolare. Paolo ora ha bisogno di cure specifiche che al Moscati - dopo averlo salvato - non possono garantirgli. Ora è necessario che le istituzioni sanitarie preposte diano un futuro a questo giovane cittadino".
Il legale della famiglia Piccolo
"La sopravvivenza che gli ha garantito il Moscati di Avellino, non deve essere vanificata. C'è l'urgenza di trovare una struttura idonea per Paolo, che possa ora garantirgli di recuperare con la riabilitazione mirata" ha detto l'avvocato Costantino Cardiello. "Questa vicenda può essere sintetizzata in un'unica parola: "impotenza" sia quando Paolo è stato picchiato in carcere, non riuscendo a garantirgli il diritto alla salute e ora che l'amministrazione sanitaria non riesce a trovare velocemente una struttura di riabilitazione dove trasferire Paolo. Finora non abbiamo raccolto nulla. Non credo che nel centro Italia non vi sia una struttura per salvare Paolo e l'appello è questo: "fate presto, salviamo Paolo".
