Avellino, Truffa bonus: ecco chi sono i quindici irpini coinvolti

Due i prestanomi irpini coinvolti nell'inchiesta sulla truffa dei bonus

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

Bonus edilizi sono quindici gli irpini su centosei indagati, coinvolti nella maxi inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Avellino. Tre sono quelli sottoposti a misure: in carcere sono finiti D.P. e G.S. l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è scattato per G.M. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sistema ruotava attorno all’utilizzo di prestanome ai quali veniva formalmente affidata l’amministrazione e la rappresentanza legale di società ritenute compiacenti, così da far confluire su conti riconducibili a queste ultime somme ottenute attraverso la generazione di crediti d’imposta fittizi. I due prestanomi di D.P sono in base alle indagini effettuate dagli inquireinti G.M e G.S.
 

Le indagini, coordinate dalla procura di Avellino e avviate anche attraverso l’analisi di rischio svolta in collaborazione con il Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, hanno consentito di ricostruire, un complesso disegno criminoso finalizzato all’illecito conseguimento di contributi statali relativi ai cosiddetti bonus edilizi, nella specie concernenti interventi di riqualificazione energetica (ecobonus) generati attraverso il ricorso a prestanome, ai quali veniva formalmente affidata l’amministrazione e la rappresentanza legale di società compiacenti, in modo da indirizzare sui conti, a queste ultime riconducibili, le somme di denaro illecitamente conseguite.

I componenti dell’organizzazione si occupavano anche di presentare all’Agenzia delle Entrate la comunicazione relativa ai lavori da ammettere a contributo, lavori in realtà mai eseguiti o addirittura riguardanti immobili catastalmente inesistenti. La frode, ideata anche grazie al coinvolgimento di persone dotate di specifiche competenze professionali, ha consentito di originare un importo di spesa sostenuta per gli interventi pari a 2.771.037.936 euro, da cui sono stati generati crediti fittizi pari a 1.654.786.540 euro e contestualmente crediti ceduti, per un importo pari a 90.111.044 euro, con successiva ulteriore cessione ad altri numerosi soggetti giuridici o persone fisiche, che li utilizzavano per compensare i propri debiti fiscali per un ammontare complessivo pari a 17.545.366 euro.

Le cessioni eseguite sono risultate connotate da diverse anomalie, e in particolare: la frammentazione delle comunicazioni di cessione all’Agenzia delle Entrate; la frequente intercambiabilità delle stesse persone nei ruoli di cedente e cessionario; l’assenza di fatture di acquisto o la presenza di importi non coerenti con le spese dichiarate; il profilo fiscale evanescente dei presunti esecutori degli interventi edilizi; l’inesistenza, nella quasi totalità dei casi, dei dati catastali dichiarati; il coinvolgimento di persone fisiche senza fissa dimora, decedute o con precedenti penali.

Delineato in maniera abbastanza chiara il quadro investigativo, al termine della prima fase delle indagini, per bloccare i crediti fittizi ancora presenti sui diversi cassetti fiscali ma in attesa di essere monetizzati e/o compensati, il 22 marzo 2023, è stato eseguito un primo sequestro preventivo d’urgenza, successivamente convalidato dal gip del Tribunale di Avellino. Gli ulteriori sviluppi investigativi, grazie al sequestro e all’analisi dei dispositivi informatici, hanno consentito di tracciare chiaramente il modus operandi utilizzato per la commissione dei delitti, con l’individuazione di nuove condotte a carico di altre persone e la conseguente emissione di un secondo decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal gip di Avellino il 23 settembre 2025, per la somma di 13.760.506,27 euro, importi trasferiti su conti correnti italiani ed esteri.