Tutti contro Pizza. Ma ad Avellino gli slogan non bastano più

Chi si definisce nuovo (Pizza), chi diverso e rivoluzionario (Ciampi). Ma...

Nessun confronto, nessuna visione, poche idee e tante promesse. In città si aspetta altro

Avellino.  

 

di Luciano Trapanese

Tutti contro Pizza. Prevedibile, scontato e paradossale. Un confronto senza confronto. Tra il candidato delle sette liste, area centrosinistra, legato all'antico establishment cittadino, ma convinto di «rappresentare la vera novità di queste amministrative». E Vincenzo Ciampi, targato CinqueStelle, che viaggia con il vento nazionale del «cambiamento» (Di Maio dixit), e dietro al quale si sono affollati tutti i candidati bocciati al primo turno (il centrodestra di Morano, Preziosi, Cipriano e le altre civiche).

A sette giorni dal ballottaggio, però, la campagna elettorale mostra i consueti limiti. Nessun confronto (Ciampi rifiuta), ancora insulti (tra entrambe le parti), divisioni antropologiche, arditamente proposte dagli anti Pizza: i buoni con noi, i parassiti dall'altra parte (ma chi lo ha stabilito?). Restaurazione contro rivoluzione. E poi slogan, accordi, accordicchi, alleanze.

Con buona pace di chi vorrebbe andare alle urne solo per scegliere quello che sembra il miglior candidato possibile per il dopo Foti. Al quale toccherà un compito complicato: non ci sono soldi, la città vive una crisi sociale, culturale, economica senza precedenti. Si dovrà tentare di ricostruire tra le macerie. E farlo senza soldi. Quelle macerie sono figlie di un decennio abbondante di malgoverno, causate dall'ambiguità dei partiti (vero, in particolare il Pd irpino), da una classe dirigente (opposizioni comprese: altrimenti come spiegare gli insuccessi ripetuti), senza idee, senza visione, senza futuro.

In tanti annunciano la rivoluzione. Ma per fare cosa? Per andare dove? Per ripartire da quale punto? Per raggiungere quale meta? E come? Su tutto questo poche spiegazioni e anche nebulose.

Da una parte Pizza, appoggiato dal passato che si presenta come nuovo (lui certo, le liste che lo sostengono un po' meno). Dall'altra Ciampi, che sbandiera la sua diversità.

La verità è che non basta dire «sono il nuovo». E neppure autodefinirsi «diverso». Ad Avellino basterebbe anche meno: idee chiare e competenza. No, non diciamo onestà. Quello è scontato. E diamo per scontato che sia Pizza, sia Ciampi siano onesti. Dimostrino invece, nei giorni che restano al voto di avere anche altre qualità per governare. Perché dopo, negli uffici di Palazzo di Città, le parole non basteranno.