De Luca, vicina la sentenza che può farlo cadere

Entro 10 giorni il verdetto sul Crescent. In caso di condanna scatta la Severino e la sospensione

Pd a pezzi. Scattano le grandi manovre per la successione. In fibrillazione De Magistris e 5Stelle. Si potrebbe votare in primavera

 

 

di Luciano Trapanese

Ancora pochi giorni, forse dieci, poi si conoscerà il destino politico del governatore Vincenzo De Luca. La sentenza di primo grado del processo per il Crescent è attesa per fine mese. In caso di condanna scatterebbe per lui la sospensione imposta dalla legge Severino. E i segnali sono da allarme rosso. Il verdetto non dovrebbe essere favorevole al presidente della Regione. Deve rispondere di falso ideologico, abuso d'ufficio e reati urbanistici. La questione – come saprete – riguarda la sdemanializzazione, in favore del comune di Salerno, dell'area nord del Lungomare, quella dove è stato realizzato il Crescent, la discussa struttura a mezzaluna progettata dall'archistar spagnolo Riccardo Bofill.

Una eventuale condanna del governatore avrebbe enormi ripercussioni politiche in Campania. Con inevitabili fibrillazioni anche a Roma. Le conseguenze sarebbero disastrose per il Pd regionale, ridotto a meno di niente e che ha ancora una dignitosa consistenza elettorale proprio in virtù del bacino di consensi di De Luca, Consensi che in larga parte andrebbero altrove.

Il primo scenario possibile, in caso di condanna, prevede un passaggio di poteri dal governatore al suo vice, il fidatissimo Fulvio Bonavitacola. Ma non dovrebbe terminare il mandato, che scade nel 2020. Più probabili nuove elezioni regionali nella finestra di primavera, in coincidenza delle Europee (per quella data, in caso di sfiducia al sindaco Ciampi, si potrebbe votare anche ad Avellino).

Come dire: è già piena campagna elettorale. Le grandi manovre sono iniziate. Il “bottino” elettorale del governatore e del Pd in rotta fa gola a molti. In particolare al Movimento 5Stelle (si ricandida Valeria Ciarambino?), e al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, da sempre acerrimo avversario politico di De Luca.

L'attesa delle sentenza ha avuto – ed era inevitabile – anche un peso su questi ultimi mesi di governo regionale.

Nel processo di Salerno, oltre a De Luca, sono imputate altre 21 persone. Tra loro alcuni componenti della giunta comunale dell'epoca, imprenditori, dipendenti comunali ed ex dirigenti della Soprintendenza.

A luglio il governatore ha chiesto di parlare in aula, dichiarando che «il Crescent è stata la manovra urbanistica più controllata e più indagata d'Italia, durata dieci anni e che aveva un solo obiettivo: riqualificare un'area chiave della città».