"Isochimica, l'amianto ha avvelenato anche le falde acquifere"

L'architetto Rossano accusa: perché dopo la denuncia di Venezia nell'88 nessuno intervenne?

Avellino.  

Dall'architetto Claudio Rossano, ex commissario straordinario dell'Ato, riceviamo e pubblichiamo

Per molto tempo – come Commissario per la costituzione dell'ATO Calore Irpino – mi sono occupato della vicenda del ciclo integrato delle acque irpine, soffermandomi anche su alcuni aspetti giuridici. In questi giorni è all'attenzione delle cronache giudiziarie il complesso processo dell'ex Isochimica nel quale risultano rinviati a giudizio anche amministratori e tecnici comunali. Volendo approfondire la questione ho avuto modo di leggere la Relazione Tecnica relativa alla Bonifica dell'Area Superficiale dell'ex stabilimento Isochimica in località Pianodardine. Nelle premesse di tale relazione ( che allego ) a pag. 3 si legge testualmente : “Un'altra parte dell'amianto rimosso dai rotabili è stato, invece, sotterrato direttamente in diverse aree dello stabilimento individuate dai Piani di Caratterizzazione effettuati nel corso degli anni. Infine, va osservato che alcuni ex dipendenti dello stabilimento hanno denunciato anche ulteriori modalità di smaltimento poste in essere nell'azienda: una parte, non quantificabile, dell'amianto è stata sistemata in sacchi neri e portata in luoghi ignoti ed un'altra è stata direttamente sversata nel vicino fiume.” Il gravissimo fatto segnalato dagli ex dipendenti Isochimica e confermato nel corso del processo ha determinato un inquinamento di quel fiume le cui acque vengono spesso utilizzate per irrigare suoli agricoli. Si è trattato di un vero e proprio avvelenamento di acque, reato contemplato dall'art. 439 del Codice Penale che dispone al riguardo pene severissime: “Chiunque avvelena acque o sostanze destinate alla alimentazione, prima che siano attinte o distribuite per il consumo, è punito con la reclusione non inferiore a quindici anni. Se dal fatto deriva la morte di alcuno, si applica l'ergastolo; e, nel caso di morte di più persone, si applica la pena di morte.” Ho voluto evidenziare tale aspetto anche se tale ipotesi aggravata prevista è da ritenersi priva di valenza pratica in conseguenza della abolizione della pena di morte. La Morte è però arrivata inesorabile per tanti operai dell'ex Isochimica colpiti da mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto. Oggi molti abitanti della zona vicine all'ex Isochimica sono purtroppo aggrediti dagli stessi sintomi. Desta peraltro sconcerto il fatto che già oltre trenta anni fa – in data 11 giugno 1988 - il Sindaco Venezia segnalasse alla Procura della Repubblica di Avellino e alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli questi gravi fatti, già oggetto di dibattito consiliare. Ulteriore sconcerto è determinato dal visto apposto alla Relazione Tecnica relativa alla Bonifica dell'Area Superficiale dal Dirigente Comunale già inquisito per i fatti dell'Isochimica.

Claudio Rossano architetto