Sfida 5Stelle: i debiti dell'Alto Calore li risolviamo noi

Il sottosegretario Sibilia può mandare a casa la vecchia politica o preparale le sue valigie

Incontro al Ministero fissato per giovedì per rendere efficiente e snella la gestione dell'ente più importante della provincia irpina

Avellino.  

La sfida è lanciata. E non è una semplice gara a chi trova la soluzione o uno scontro tra l'idea di ritenere l'acqua un prodotto come un altro, dunque affidabile a terzi privati, o di difenderla da ogni interesse perché madre, discrimine tra vita o morte.

Le soluzioni sono intuizioni e scelte gestionali. La lotta pubblico-privato è stata (sarebbe stata) superata grazie a un referendum.

No. Niente di tutto questo.

Carlo Sibilia, il sottosegretario delle mille bucce di banana prese senza far ridere, ha portato i debiti dell'Alto Calore in discussione al Ministero. L'appuntamento è fissato per giovedì.

Dunque, quella che in queste ore andrà in scena è la prova principe del Movimento 5Stelle ad Avellino e riguarda il santuario della politica di due, tre generazioni: quell'ente idrico che per la Dc irpina prima, e i suoi eredi dopo, ha rappresentato il forziere sempre a portata di mano.

Una malintesa Cassa per il Mezzogiorno dove chiunque poteva attingere: assunzioni, consulenze, incarichi, prebende.

Tu prendevi un professore di applicazioni tecniche, lo mettevi all'Alto Calore, e quello si trasformava, manco tanto magicamente, in un consigliere regionale supervotato, in un parlamentare.

Per anni. E anni. E ancora anni. Dc. Psi. Margherita. Pds. Ds, Pd. Centro destra pure, nelle parentesi felici che creavano l'alternanza (studiata a tavolino) con l'altra grande mammella: l'Asi, che di sviluppo industriale se n'è impippata alla grande per decenni.

Carlo Sibilia potrebbe svoltare. Portare al rostro la vergogna di una provincia che fornisce acqua a milioni di utenti (l'Acquedotto Pugliese, grazie alla favola dei consumi idropotabili che non possono essere negati, la prende gratis e la rivende profumatamente, tanto da diventare una società multimilionaria) e fa pagare le bollette tra le più salate d'Italia ai suoi residenti. Qui, un prima gli avellinesi ci starebbe benissimo: ma varcata la soglia di palazzo Santa Lucia ogni consigliere regionale che l'Irpinia ha espresso ha trattato le “compensazioni” di Napoli e Caserta come merce di scambio personale. E così l'acqua ha preso sempre altre strade. Come il raddoppio della galleria Pavoncelli: l'appalto più grande in Europa che devierà, fino all'ultima goccia, le sorgenti irpine a favore della Puglia. Il tutto in cambio di un putipù che qualche sindaco ha inaugurato insieme a qualche triccaballacche portato da Bari.

Carlo Sibilia questa cosa dell'Alto Calore se l'è già intestata: “Finalmente la vicenda Alto Calore giunge all’attenzione del Governo centrale. Questo incontro rappresenta un primo passo significativo per promuovere una gestione più efficiente dell’ente, evitando così che a pagarne le conseguenze sia la collettività, come avvenuto negli ultimi anni”.

Quando irruppe alla guida dell'ente di corso Europa, l'ex presidente Lello De Stefano aveva lo stesso furore. Ogni giorno faceva le pulci a Franco D'Ercole per il debiti che l'Alto Calore accumulava mese dopo mese (fino a sfondare quota 100 milioni di euro) e puntava l'indice contro la finanza “creativa” di Eugenio Abate, che da dentro l'ente idrico aveva organizzato la concorrenza a se stesso, dotando il comune di Montemiletto di un ente di gestione autonomo.

Aveva tutte le buone intenzioni, De Stefano. Aveva persino organizzato un pool per mettere mano al vero cancro dell'ente: il personale inutile e in esubero. Aveva scoperto cose “turche”, De Stefano. Poi ha dovuto rallentare di fronte ai sindacati, gli stessi che per decenni hanno taciuto su assunzioni dirette, promozioni di massa e sprechi. E poi è stato fermato definitivamente da quattro scontrini gestiti male. A quel punto De Stefano ha messo mano al suo personale piano “solo”: traghettare l'Alto Calore nel privato, chiamandone al capezzale Gesesa. Che poi è Acea. Gli è andata male perché i sindaci non l'hanno seguito e perché la politica, quella vecchia di tre generazioni, come lo aveva nominato così lo ha ricacciato indietro.

Ecco cosa c'è in ballo dietro l'Alto Calore. I milioni di debiti, che nel frattempo sono diventati più di 120. La vecchia politica. La clientela e, più pesante di tutto, l'idea che poi qualcuno pagherà, facendo in modo che tutto resti così com'è.

A Carlo Sibilia e al Movimento 5Stelle in generale questa promessa gliela ricorderemo ogni giorno, se sarà necessario. Perché o fa le cose che annuncia, prende ogni maledetto inganno che tiene schiacciata l'Irpinia in un limbo senza vita e lo risolve, lo ribalta, lo annulla o sarà come tutti gli altri. Anzi, meno degli altri. Visto che sulla diversità, sul fare meglio e sul fare subito lui e i 5Stelle hanno costruito, mattone dopo mattone, voto dopo voto, ogni posizione raggiunta.

Le impacciate “vie di mezzo” viste al Comune di Avellino, la totale inadeguatezza di ogni mossa fatta e, soprattutto, consigliata, non sono buone premesse.

L'ammuina inutile di uno scetavaiasse questa volta potrebbe costare la perdita dell'acqua all'Irpinia. L'unica cosa seria da queste parti.