Il 18 gennaio nasce la federazione dei Democratici Cristiani

Gargani e Cesa raccolgono 36 soggetti pololitici centristi a Roma per far partire il progetto

il 18 gennaio nasce la federazione dei democratici cristiani

Intanto Gianfranco Rotondi offre al premier Conte una casa politica, la Democrazia Cristiana

Avellino.  

Il 18 gennaio a Roma si riuniranno  i popolari italiani nell’anniversario dello scioglimento della Democrazia Cristiana, avvenuto nello stesso giorno del 1994. È l’occasione per riproporre in chiave attuale il progetto della Federazione popolare Democratici Cristiani  lanciato un mese fa da Giuseppe Gargani inbsieme a Lorenzo Cesa, attuale leader dell'Udc, Mario Tassone, segretario nazionale del nuovo Cdu e Renato Grassi, segretario della Dc storica, che per anni si è battuto contro lo scioglimento della Balena bianca, decretato da Mino Martinazzoli. L'atto costitutivo è stato firmato. Ora si presenta il simbolo. 

In tutto 36 soggetti politici con un ampio ventaglio di sensibilità del cattolicesimo democratico. L'obiettivo è creare un nuovo contenitore politico alternativo alla destra sovranista della coppia Salvini-Meloni e al Pd. E coinvolgere tutti quei moderati delusi, a cominciare da quelli dentro Forza Italia che male hanno digerito la progressiva perdita di indentità (e di voti) del partito di Berlusconi ormai schiacciato sulle destre. Sono quelli che in questi ultimi mesi hanno pure guardato a sinistra, al nuovo soggetto politico renziano di Italia Viva che non esita a fare scouting anche dentro Forza Italia.

In questo scenario matura la suggestione di un dialogo costruttivo con l’attuale Presidente del Consiglio. Una nuova Dc per il Premier Conte è del resto l'offerta di Gianfranco Rotondi con il simbolo della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi. Proprio ad Avellino durante la sua lectio magistralis nel corso della commemorazione di  Fiorentino Sullo, Conte citò Don Sturzo, evocando un nuovo protagonismo dei cristiani e dei cattolici nella politica, nelle istituzioni democratiche e nella società italiana ed europea. Il Presidente del Consiglio potrebbe rappresentare il punto focale nell’universo politico italiano all’interno della Federazione cattolico democratica. 

"Ci saremo  anche noi  a Roma il 18 gennaio prossimo, con Rotondi e Cesa - dichiarano i vertici del Movimento dei Sudisti italiani – in quanto riteniamo improrogabile la nascita del centro moderato in Italia, alternativo  alla destra dell'asse sovranista Salvini-Meloni ed alla sinistra che, purtroppo, non difende più gli interessi dei lavoratori e del proletariato.  Riteniamo anche necessaria la soluzione della questione meridionale, rimasta in sospeso per lunghi decenni, non solo per creare finalmente l’unità d’Italia e, pertanto, restituire dignità al Sud Italia, ma anche per dare vigore all'economia dell'intero Paese.  Le forze democratiche della politica sentono l'urgenza di far vivere l'unità socio-economica della nazione italiana, perché non vi sia più un Nord Italia economicamente all'avanguardia ed un Sud Italia sempre più ai margini della vitta economica e sociale. Non si può negare che se il Sud Italia si afferma economicamente anche il Nord ne trarrà vantaggio, né si può lasciare il governo del nostro Paese nelle mani delle destre, in quanto fomentano odio razziale, discriminazione sociale e violenza.  Un partito politico che si collochi al centro saprà essere, senza dubbio, mediatore di tutte le istanze  socio-economiche  e politiche, alle quali le forze di destra e di sinistra, troppo unilaterali e sbilanciate, non sanno offrire alcuna  risposta.  Occorre un'ottica politica che integri e concili le diverse aspirazione e necessità espresse dalla nostra nazione, sia dai cittadini del Nord Italia, sia dai cittadini del Sud Italia.  Al centro si dice che vi sia la virtù e, difatti, mancando nel costrutto politico italiano il centro, che operava democraticamente nella scena politica italiana del recente passato, molte istanze restano inascoltate,  non vivendo più l'intento di accogliere le varie voci che la  nazione esprime.  Ciò provoca emarginazione e destrutturazione della realtà che non vive solo di opposti, ma contiene  le infinite espressioni dell'esistenza umana.  La realtà non è “ a tutto tondo” e, pertanto, sia la destra, sia la sinistra, saranno sempre deficitarie nella comprensione dell'intera dimensione della realtà umana, sociale e politica. Da ciò emerge la necessità di creare il centro che tutto accoglie in un disegno unitario, finanche le istanze di chi guarda solo a destra e solo a sinistra. L'Italia si è impoverita ancora più con il bipolarismo della cosiddetta seconda Repubblica, che ha voluto semplificare, con grande superficialità, la lettura della dimensione politica della nostra nazione, creando due opposti, ossia destra e sinistra, incapaci di risposte davvero unitarie e, pertanto, sbilanciate rispetto alla realtà sociale e politica della nostra nazione, che è multiforme e variegata".