Rinasce lo scudo crociato, dall'Irpinia molte adesioni

Si è tenuta a Roma la cerimonia costitutiva del Partito del Popolo italiano

rinasce lo scudo crociato dall irpinia molte adesioni

Nella nuova Dc gli irpini Sergio De Piano e Franco De Luca. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella ha già benedetto a distanza l'iniziativa definendola "cosa buona". Hanno già aderito Zecchino padre e figlio

Avellino.  

La Democrazia Cristiana 3.0 sembra pronta sulla rampa di lancio, si chiamerà Partito del Popolo Italiano. Immancbile sull simbolo lo scudo crociato e la scritta Libertas ma il nome segue un desiderio espresso da Mino Martinazzoli. Al battesimo avvenuto nella capitale con 150 delegati di ben 36 associazioni federate tanti protagonisti irpini, a partire dai due animatori del progetto Gianfranco Rotondi e Giusepep Gargani insieme a molti altri campani e figli illustri come il figlio di Giulio Andreotti e la primogenita di Aldo Moro. La cerimonia ufficiale di riunificazione dei partiti democristiani si terrà tra un paio di mesi, a 26 anni dalla trasformazione della Dc in Partito Popolare.  “Propongo di chiamarci come il Partito popolare europeo mantenendo lo scudo crociato. Saremo i popolari del 2020. Oggi nasce il partito del Popolo italiano“, ha annunciato Rotondi.

Nella nuova Dc gli irpini Sergio De Piano, vice presidente dell’associazione culturale “Orizzonti Popolari” e Franco De Luca, vicino alle posizioni di Rotondi. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella ha già benedetto a distanza l'iniziativa definendola «una cosa buona». Assenti a roma Zecchino padre e figlio, Ortenzio ed Ettore, che però hanno già aderito al progetto. 

L’obiettivo è quello di superare la «diaspora dei democristiani» come l’ha definita Rotondi che indica in Lorenzo Cesa la personalità più indicata a guidare il nuovo partito nella speranza, ovviamente, che si proceda verso una nuova legge elettorale in senso proporzionale. Nel frattempo ci si organizza per le regionali con una serie di incontri sui territori: tra le priorita` del “Partito del Popolo Italiano” c'è la volonta` a formare una lista in ognuna delle Regioni, che nei prossimi mesi saranno chiamate al voto. A ribadirlo e` lo stesso Gargani, che chiarisce come il soggetto centrista «non si fara` trovare impreparato». 

Manca all'appello una delle gambe fondamentali del processo di ricostituzione della Democrazia Cristiana, ovver Ciriaco De Mita. "Ma la porta è sempre aperta" chiarisce Rotondi che probabilmente spera in una riunificazione totale, magari dopo le elezioni regionali. Di sicuro il Partito del Popolo Italiano guarda con attenzione alle altre forze politiche. L'ambizione è "frenare l’avanzata di una destra pericolosa, che prima non esisteva. Siamo l’alternativa ai sovranisti di Salvini e a una sinistra senza identita`» dice Gargani.  Nel nuovo centro potrebbero trovare casa la Carfagna e Renzi, come pure gli azzurri delusi dall'appiattimento di Forza Italia sulla Lega. Questo almeno è l'auspicio dei nuovi democratici cristiani. Ma il percorso è lungo, sebbene cammini su gambe piene di esperienza, e lo spazio politico si assottiglia. 

Intanto a margine dell'incontro nella capitale arriva anche la diffida della Democrazia Cristiana a usare denominazione e simbolo. 

 

"Alla luce dell’incontro promosso da Rotondi e Cesa che si è svoltoa Roma sulla nascita  di una fantomatica rinnovata “Democrazia cristiana” denominata Partito del Popolo Italiano o Partito Popolare Italiano (PPI) con il simbolo dello scudocrociato, “la DEMOCRAZIA CRISTIANA, quella vera,  storica e legittimata da sentenze passate in giudicato dalla Corte di Cassazione – attraverso una nota stampa del portavoce -  DIFFIDA , sia singoli soggetti che formazioni politiche che si sono indebitamente e illegittimamente appropriate della denominazione Democrazia Cristiana (DC),  del simbolo dello scudo crociato in quanto sono il nome e il  simbolo di un soggetto giuridico che non è MAI stato estinto come da Sentenza n.1305 del 2009, della Corte di Appello di Roma con passata in giudicato a seguito di Sentenza n. 25999/10 delle Sezioni Unite della Cassazione, la quale ha statuito che la DEMOCRAZIA CRISTIANA è restata in vita negli e con gli iscritti del 1993, anno dell’ultimo tesseramento. Ed è proprio sulla base di detta Sentenza – continua -  che gli iscritti del 1993, previa convocazione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, si sono riuniti in Assemblea Costituente il 12 ottobre 2019, ridando vita alla DEMOCRAZIA CRISTIANA storica ed eleggendo le cariche di vertice. Infatti, la Corte di Appello di Roma con passata in giudicato a seguito di sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione ha statuito che sia il partito politico della “Democrazia Cristiana”, in giudizio nella persona di Angelo Sandri, qualificatosi segretario politico nazionale,  sia  l’Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro (UDC), sia il Centro Cristiano  Democratici (CCD), sia i Cristiani Democratici Uniti (CDU), sia il Partito Popolare Italiano (PPI), non essere identificati con la DEMOCRAZIA CRISTIANA “storica”, data la sopravvivenza di questa negli iscritti del 1993. Ma - fa notare il portavoce della DC -  nonostante il suddetto giudicato e nonostante l’Assemblea Costituente abbia trovato continuità sulla base di un percorso giuridico suggerito dalle sentenze suindicate, le suddette formazioni politiche insistono nel qualificarsi “Democrazia Cristiana” e/ o usare il simbolo dello scudo crociato:  una di queste è la formazione politica facente capo prima a Gianni Fontana  e ora a Renato Grassi, Rotondi e Cesa che si è riunita oggi e l’altra è l’Associazione politica di Angelo Sandri. “E’ lapalissiano  - aggiunge infine -  che la DEMOCRAZIA CRISTIANA ha subito e continua a subire un grave danno dall’operato di organismi e uomini che si sono  rivelati  non  legittimati  e  da  successive  formazioni  politiche  che  si  erano  proclamate “eredi” sulla base di presupposti che sono stati dichiarati inesistenti.”In considerazione di quanto esposto, la DEMOCRAZIA CRISTIANA ha chiesto sia al Ministero dell’Interno che alla Camera dei Deputati, sia alle Prefetture che alle Questure territorialmente competenti di utilizzare i poteri loro ascritti perché prendano provvedimenti interdettivi,   per rendere effettiva la inibizione giudiziale di tali illegittimi e illegali comportamenti" conclude il portavoce, Armando Manocchia.