Gargani: "Il terremoto dell'80 segnò una frattura nella coesione nazionale"

L’ex presidente della ommissione giustizia Gargani svela i retroscena di un incontro segreto

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Il libro-intervista di Giuseppe Gargani con Daniele Morgera.

Avellino.  

L’ex presidente della commissione giustizia svela i retroscena di un incontro segreto con il pool di Milano e accende il dibattito su Tangentopoli, ma il libro-intervista di Giuseppe Gargani con Daniele Morgera che verrà presentato prossimamente ad Ariano Irpino alla presenza di numerose autorità, tra cui Pier Ferdinando Casini e Andrea Covotta racconta molto di più.

Giuseppe Gargani intervistato da Daniele Morgera, Le mani sulla storia. Come i magistrati hanno provato a (ri)fare l’Italia, prefazione di Andrea Covotta. 

Un incontro riservato, una magistratura che da "Ordine" diventa "Potere" e una politica che si inginocchia senza reagire: Giuseppe Gargani, in un’intervista esclusiva con il giornalista Rai Daniele Morgera, ripercorre i giorni incandescenti di Mani Pulite e lancia un monito sulla crisi della politica italiana. Tuttavia, Mani Pulite è solo uno dei temi cruciali affrontati nel libro Le mani sulla storia (Rubbettino Editore), che offre un viaggio attraverso decenni di vita politica, istituzionale e sociale del nostro Paese.

"Entrai da un ingresso secondario per non farmi notare..."

È l’autunno del 1992. Il pool di Milano – Francesco Saverio Borrelli, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo – convoca segretamente Gargani. "Mi dissero subito che il mio nome non era nei dossier, ma il messaggio era chiaro: Mani Pulite non si sarebbe fermata", racconta. "Volevano capire fino a che punto la politica fosse in grado di reagire. Non lo era.”

Magistratura e politica: un ribaltamento dei ruoli

Per Gargani, Mani Pulite segna un punto di svolta irreversibile: "Negli anni ‘70 Magistratura Democratica teorizzava il ruolo del giudice come ‘oppositore’ della politica. Quel concetto ha trovato in Tangentopoli la sua applicazione più radicale."

E la politica? "Anziché difendere il proprio ruolo, ha accettato passivamente il dominio della magistratura, alimentando l’antipolitica e minando l’equilibrio tra i poteri dello Stato.”

Il "teorema del non poteva non sapere" e l’ambiguità sui finanziamenti

Uno dei nodi centrali della sua analisi è il concetto del "non poteva non sapere". "Non si può condannare qualcuno solo per supposizione", sottolinea Gargani. E sul finanziamento illecito: "Era una pratica diffusa, ma non sinonimo di corruzione. Eppure, il pool di Milano la trattò come tale, creando una narrazione ingannevole."

La sinistra e la "via giudiziaria al potere"

Gargani rivela anche il retroscena di una strategia politica ben orchestrata: "Massimo D’Alema, nel 1993, disse a Giovanni Pellegrino: ‘Le rivoluzioni si fanno con le ghigliottine e i plotoni di esecuzione. Ma possiamo stare tranquilli: Mani Pulite non colpirà noi’."

"Una commissione d’inchiesta su Tangentopoli? Ora è il momento giusto."

L’intervista si chiude con un appello: "Serve una commissione d’inchiesta per rileggere con lucidità quella stagione. Gli errori commessi allora pesano ancora oggi sulla nostra democrazia."

Oltre Mani Pulite: terremoto in Irpinia, la nascita della Seconda Repubblica e l’evoluzione della politica italiana.

Ma Le mani sulla storia non si limita a raccontare Tangentopoli. Il libro-intervista traccia un affresco più ampio della storia recente italiana, soffermandosi su eventi epocali come il terremoto dell’Irpinia del 1980, che secondo Gargani segnò una frattura nella coesione nazionale e aprì la strada a sentimenti anti meridionali che avrebbero influenzato la politica degli anni successivi.

Un altro aspetto cruciale analizzato è la nascita della Seconda Repubblica.

"Non è il 1994 con Berlusconi a segnare il passaggio alla Seconda Repubblica - afferma Gargani - ma il
2022, con l’ascesa di Giorgia Meloni e il superamento definitivo del paradigma antifascista
su cui si fondava la democrazia italiana."

Gargani ripercorre anche la dissoluzione della Democrazia Cristiana e lo svuotamento progressivo dei partiti tradizionali, sostituiti da leaderismi effimeri e una crescente volatilità del voto. "Siamo passati dal troppo della politica al niente della politica", sostiene, sottolineando la difficoltà di radicare un consenso stabile nella società attuale.

La mafia, Salvo Lima e il ruolo di Giovanni Falcone

Nel libro-intervista di Daniele Morgera, Giuseppe Gargani ricostruisce le dinamiche che hanno intrecciato Mani Pulite e le inchieste sulla mafia, evidenziando come le procure di Milano e Palermo abbiano seguito percorsi paralleli nel ridisegnare il quadro politico italiano. Secondo Gargani, l’inchiesta su Tangentopoli contribuì a creare il contesto per il processo a Giulio Andreotti e alle indagini su Calogero Mannino.

Un passaggio chiave riguarda un incontro avvenuto nell’estate del 1992 tra Gargani, Mannino e Luciano Violante, in cui quest’ultimo sondò la possibilità di una frattura interna alla Democrazia Cristiana, proponendo di isolare la corrente andreottiana per favorire un passaggio di potere verso il PDS. Gargani e Mannino rifiutarono tale manovra, che a loro avviso mirava a spaccare la DC dall’interno.

Il libro affronta anche il caso Salvo Lima, figura centrale della dc siciliana, il cui omicidio nel 1992 viene ricostruito nel contesto delle tensioni tra politica e magistratura. Gargani riferisce di un incontro tra Giovanni Falcone e Ciriaco De Mita, in cui il magistrato avrebbe affermato che, sulla base delle sue indagini, Lima non poteva essere considerato mafioso.

Tuttavia, il suo nome venne successivamente utilizzato nelle ricostruzioni giudiziarie per tracciare un legame tra DC e criminalità organizzata. Infine, il libro esamina il lungo iter giudiziario di Mannino e il processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, che per Gargani sarebbe stato costruito su basi fragili

"La politica deve riscoprire il dialogo con l’opinione pubblica"

Attraverso le pagine del libro, Gargani non si limita a un’analisi storica, ma offre anche una visione per il futuro. "L’antipolitica ha prodotto danni enormi. È necessario ricostruire un rapporto sano tra cittadini e istituzioni, ridando centralità a parole come mediazione e compromesso, che restano il sale della democrazia parlamentare.”