La Diocesi senza pastore, i sindaci scrivono al Papa

L'iniziativa delle fasce tricolori della circoscrizione vescovile di Ariano-Lacedonia

Ginestra degli Schiavoni.  

La Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia attende da oltre un anno, precisamente da quando monsignor Giovanni D’Alise è stato trasferito a Caserta, la nomina di un nuovo pastore. Appartengono a questa diocesi anche tre comuni del beneventano e precisamente Ginestra Degli Schiavoni, Castel Franco in Miscano e Montefalcone di Val Fortore. Da un po’ di tempo circola una certa preoccupazione in merito al destino di questa diocesi, che potrebbe essere interessata dalla riforma degli ambiti di competenza delle diocesi, voluta dal Vaticano, per eliminare le sede Vescovili che amministrano poche migliaia di fedeli. E’ sempre più insistente l’ipotesi di un accorpamento della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia con quella dell’Alta Irpinia di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. I fedeli al momento, sono guidati dall’amministratore diocesano Monsignor Antonio Blundo.

I Sindaci dei comuni appartenenti alla Diocesi (sono 24 comuni suddivisi in tre province) hanno sottoscritto, attraverso ognuno una delibera di giunta comunale, una nota per rivolgere un appello a sua Santità Papa Francesco per sollecitare la nomina di un nuovo Vescovo. 

Questa la missiva inoltrata alla Città del Vaticano: “Ormai, da circa un anno, la nostra Diocesi attende la nomina del Vescovo dopo che S. E. Mons. Giovanni D'Alise è stato assegnato da Sua Santità alla Diocesi di Caserta. Vorremmo farle giungere il forte disagio che cresce giorno dopo giorno. Nelle nostre popolazioni l'attesa si sta trasformando in sofferenza, sentimento che noi cogliamo per la immediatezza dei rapporti consolidati tra noi Amministratori e le Comunità. La nostra gente ha sempre avuto con il Vescovo un rapporto diretto e interattivo, II Vescovo è stato sempre sentito come Padre e i fedeli hanno sempre vissuto il percorso di fede con fiducia e docilità. Il sospetto e il timore che la nostra Diocesi debba improvvisamente essere cancellata con un accorpamento ad altra Diocesi e che il Vescovo, di conseguenza, non potrà coltivare che rapporti unicamente istituzionali addolora le collettività e noi. Perciò, Santo Padre, noi Sindaci ci facciamo interpreti e latori della sofferenza sempre più acuta dei nostri cittadini. La preghiamo di guardare con preoccupazione di Pastore Supremo anche alla nostra "periferia" e decidere per il tenere in vita la nostra Diocesi”.

 

Giuseppe Addabbo