Il 35 per cento dei commercianti di Benevento paga il pizzo

Alilacco mette in campo una campagna antiusura e antiracket

Benevento.  

Almeno il 35 per cento dei commercianti di Benevento paga il pizzo. E' quanto risulta dalle indagini condotte dall'associazione antiusura e antiracket Alilacco che oggi ha presentato una campagna di sensibilizzazione sul tema.
Numeri allarmanti che si tenterà di affrontare attraverso una strategia che comprende più azioni. Manifesti che saranno affissi in città ma anche in centri della provincia, un camper che viaggerà nelle piazze per incontrare i commercianti, la distribuzione di kit che illustra leggi riguardo al tema, e ancora l'attivazione di un numero verde.

Ad illustrarla, in un incontro, il presidente di Alilacco Amleto Frosi: “Il Sannio è un territorio vessata dalla criminalità anche casertana. Un commerciante su tre ha avuto a che fare con l'usura. Si paga mensilmente ma vengono subite anche estorsioni 'una tantum'”.
“Esiste – prosegue Frosi – una differenziazione tra città e provincia. C'è come una pace, un protocollo tra la provincia e la città dove esiste una netta differenziazione anche dei protagonisti”.
Frosi, denuncia quindi un “fallimento sociale”. “Le leggi vengono create per sostenere chi denuncia ma spesso non esiste accordo tra i diversi apparati istituzionali”.

Ludopatia e azzardopatia, poi, tra gli argomenti affrontati. “Occorre – prosegue Frosi – una riflessione sul fenomeno. Vietarlo servirebbe solo a 'relegarlo' nelle mani della criminalità. Occorre, invece, un discorso più complesso”.
Non servono altri accordi ma un'azione comune di pubblico e privato che possa andare nella stessa direzione stabilendo una pratica.

Frosi esorta a recuperare il rapporto con le vittime che se anni fa erano al centro ora, pian piano, non vengono più ascoltate.
All'incontro anche la storia di Luigi Coppola, primo testimone di giustizia in Campania ad essere ritornato nella sua terra d'origine. Grazie alla sua denuncia sono finite in manette ben 32 persone. “Il prezzo più alto per il mio gesto – ha spiegato – lo ha pagato la mia famiglia. Ho deciso di ritornare nella mia terra per testimoniare che non si può lasciarli vincere. E' per questo che racconto la mia storia”.