Fallimento Art Sannio, otto rinvii a giudizio

Indagine della Finanza, la decisione del Gup Palmieri

Benevento.  

Il non doversi procedere nei confronti del dottore Sergio Muollo (collegio sindacale), nel frattempo deceduto – era assistito dagli avvocati Claudio Muollo e Cecilia Del Grosso -, il rinvio a giudizio degli altri otto imputati.

E' quanto stabilito dal gup Gelsomina Palmieri al termine dell'udienza preliminare a carico delle persone tirate in ballo dall'indagine del sostituto procuratore Assunta Tillo e della guardia di finanza su Art Sannio, la partecipata della Provincia di cui nel marzo 2016 è stato dichiarato il fallimento.

Dovranno affrontare il processo, che partirà il 10 aprile del prossimo anno, Gennaro Paradiso (presidente Cada da ottobre 2010 a ottobre 2012), Francesco Antonio Barbato (presidente Cda da giugno 2010 a ottobre 2010 e anche vice da gennaio 2005 a novembre 2007 e consigliere da novembre 2007 a novembre 2010); tre consiglieri: Angelo De Luca (ottobre 2010- ottobre 2012), Riccardo Iasiello (gennaio 2005 – ottobre 2010), Ida De Ciampis (ottobre 2010-ottobre 2012); il presidente del collegio sindacale: Luisa De Vivo (gennaio 2005 – novembre 2007; anche sindaco effettivo dal novembre 2007); due sindaci effettivi: Carmine Ferrucci (gennaio 2007-novembre 2007) ed Enrico Vittorio Mattei (gennaio 2005 – giugno 2011), difesi dagli avvocati Marco Cattaneo, Pietro De Palma, Carmine Lombardi, Guido Principe, Aldo Minauro, Gino De Pietro, Ernesto Ruggiano e Pasquale Tinessa.

Per tutti l'accusa di bancarotta fraudolenta –  questa mattina le difese hanno ulteriormente insistito sulla genericità del capo di imputazione anche dopo la trasmissione degli atti alla Procura e il nuovo arrivo dinanzi al giudice -: avrebbero causato, per effetto di presunte operazioni dolose, il fallimento della società. Secondo gli inquirenti, poiché Art Sannio si trovava sistematicamente in perdita già dall'esercizio 2007, non avrebbero deliberato la riduzione del capitale sociale e la ricostituzione dello stesso o, in alternativa, la trasformazione della società ovvero lo scioglimento, ed avrebbero proseguito l'attività con modalità antieconomiche, fino a determinarne il dissesto, mettendola in liquidazione solo nell'ottobre 2012.