Convalescente dopo intervento, "non è legittimo impedimento"

La denuncia dell'avvocato Luisa Ventorino: avevo chiesto udienza da remoto, hanno detto no

convalescente dopo intervento non e legittimo impedimento
Benevento.  

Amarezza: per la decisione subita e la constatazione dello svilimento del ruolo della difesa. E' il sentimento che attraversa l'intervento dell'avvocato Luisa Ventorino, che, partendo da una vicenda personale, allarga la sua riflessione allo stato dell'amministrazione della giustizia.

"In un momento storico – esordisce - nel quale la credibilità della Magistratura è messa a durissima prova dalle vicende che hanno mostrato – qualora ce ne fosse stato bisogno – le “appartenenze” di alcuni Giudici che minano fortemente l’amministrazione della Giustizia ed il senso che questa deve avere nella società civile, ci si sarebbe aspettato che la parte – predominante e sana – della Magistratura assumesse comportamenti tesi ad affermare la propria autorevolezza ed imparzialità, nel rispetto del ruolo che all’avvocatura deve essere riconosciuta, affinché i Cittadini potessero continuare ad avere fiducia nella Giustizia”.

Sono Avvocato da oltre trenta anni, scrive Ventorino, “e mai mi sarei aspettata, specie in questo momento storico, che un Giudice Istruttore del Tribunale di Roma, nel pieno esercizio delle proprie funzioni, calpestando il fondamentale diritto di difesa, sancito dall’art. 24 della Costituzione, assumesse comportamenti a dir poco sprezzanti nei confronti dell’Avvocatura e nei confronti del cittadino che si rivolge alla giustizia”.

La professionista definisce “sgradevole sentir riferire dalla propria assistita che il Giudice nel corso di una delicata udienza in un giudizio avente ad oggetto una separazione di coniugi molto conflittuale, abbia sostenuto l’inutilità della presenza degli Avvocati, dimenticando che l’art. 82 cpc stabilisce l’obbligatorietà della difesa tecnica, mediante l’assistenza dei difensori che sono gli attori indispensabili del corretto funzionamento della giustizia”.

Ma - aggiunge- “quel che più mi ha lasciato sgomenta è stato il provvedimento che il Giudice in questione ha emesso in data 05/06/2020, in risposta ad una mia istanza nella quale chiedevo la fissazione della successiva prossima udienza con modalità di svolgimento da remoto, essendo convalescente da un intervento di protesi d’anca effettuato recentemente (naturalmente allegavo idonea certificazione). E’ il caso di precisare che la trattazione delle udienze da remoto è una modalità “ideata” dal Governo, in piena emergenza da covid19 per non paralizzare la Giustizia e per evitare gli assembramenti di Avvocati ed utenti nei Tribunali”.
Ebbene, prosegue, “il Giudice, nel provvedimento in questione ha ritenuto non sussistessero i presupposti per la trattazione da remoto (ancora non mi è chiara la ragione addotta) e non ha ritenuto la mia convalescenza un legittimo impedimento (pur previsto dagli artt. 115 e 81 bis disp. Att. cpc) ed ha pertanto fissato l’udienza per il giorno 11/06/2020. Al di là del fatto specifico che sarà affrontato nelle sedi opportune, trovo gravissimo che un Giudice scriva nero su bianco che una convalescenza post operatoria di un Avvocato non sia un legittimo impedimento per la partecipazione ad un’udienza”.

E la cosa – sostiene- “non può, perché ne va della mia dignità di Avvocato, passare sotto silenzio. La percezione che deriva da questi segnali è, purtroppo, di una Giustizia amministrata da taluni Magistrati come l’esercizio di un potere, nella piena consapevolezza di non rispondere, a nessun livello, del proprio operato, complice una indebolita Avvocatura non più in grado di far sentire la propria voce, figuriamoci il proprio peso.
A fronte di annunciate e mai realizzate riforme della Giustizia che pongano al centro la tutela dei diritti dei cittadini, con il necessario riconoscimento del fondamentale ruolo dell’Avvocatura, trovo doveroso denunciare quanto accadutomi.
Nei confronti del G.I. della Prima sezione del Tribunale Civile di Roma, firmataria del provvedimento di cui innanzi, espleterò le difese dei miei diritti e della mia dignità, innanzi agli organi competenti”.

L'augurio – conclude l'avvocato – è “che questa mia denuncia, aggiunta a tante altre di Colleghi che in ogni parte di Italia lamentano lo svilimento del proprio ruolo e della propria funzione, contribuisca a quel processo che finalmente l’Avvocatura deve intraprendere, senza ulteriori perdite di occasioni e tempo, per riconquistare il prestigio di una categoria professionale fondamentale nella difesa dei diritti dei Cittadini, non disperdendo il patrimonio ereditato da illustri Maestri, come Piero Calamandrei”.