Spese legali dell'Asl: assolti sei avvocati e due dirigenti

Non doversi procedere per 7 imputati, un ottavo assolto con rito abbreviato

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Benevento.  

Il non doversi procedere per sette imputati, perchè il fatto non sussiste, e l'assoluzione, con la stessa formula, per un ottavo che aveva scelto il rito abbreviato. E' la sentenza del gup Maria Di Carlo per le otto persone - la posizione di altre quattro era stata archiviata - chiamate in causa dal filone dell'indagine sull'Asl della guardia di finanza relativo alle spese legali.

Il non doversi procedere è stato stabilito per Antonio Mennitto, 56 anni, di Benevento, e Caterina Costantini, 70 anni, di San Marco dei Cavoti, in diversi momenti dirigenti degli Affari legali dell'Azienda sanitaria, e gli avvocati Luigi D'Arienzo, 62 anni, Antonio Lonardo, 58 anni, Antonio Caroscio, 77 anni, Nicola Lauro, 58 anni, di Benevento, e Rossella Aufiero, 50 anni, di Campobasso.

Assolto, invece, l'avvocato Vittorio Fucci, 61 anni, di Airola, giudicato con rito abbreviato. Il pm Assunta Tillo aveva proposto la dichiarazione di intervenuta prescrizione per sei imputati, il rinvio a giudizio di Mennitto e la condanna a 2 anni per Fucci.

L'accusa contestata era abuso d'ufficio in concorso con Mennitto e Costantini, per i quali era stato prospettato anche un addebito di falso.

I fatti andavano dal 2011 al 2015, nel mirino degli inquirenti era finito un presunto “ingiusto vantaggio patrimoniale” del quale avrebbero goduto i professionisti incaricati della difesa nel contenzioso giudiziario e/o dell'attività di domiciliazione dell'Asl, ai quali sarebbero state liquidate, a detta del Pm, somme di denaro superiori a quelle loro dovute.

Cifre fissate per ciascun legale: 85mila euro per D'Arienzo, 247mila per Fucci - poi determinati in "93mila euro, compresi gli oneri fiscali, dopo la riformulazione del capo di imputazione", precisa l'interessato -, 45mila per Lonardo, 56mila per Aufiero, 71mila per Caroscio e 31mila per Lauro. Fatture liquidate “perchè conformi all'ordine ed al prezzo pattuito”, ma che contenevano – sosteneva l'accusa – compensi “non dovuti ovvero maggiori rispetto a quelli stabiliti nelle relative delibere di incarico dal management dell'Asl”.

Come più volte ricordato, l'inchiesta era rimbalzata all'onore delle cronache il 7 febbraio del 2014, quando la guardia di finanza aveva perquisito gli uffici dell'Asl di via Mascellaro e via Oderisio. 'Visite' ordinate dalla Procura a distanza di qualche giorno dall'interrogatorio dell'ex direttore generale Michele Rossi, il cui difensore, l'avvocato Roberto Prozzo, aveva depositato in precedenza alcuni dossier, uno dei quali riservato, appunto, alle spese legali

Pratiche al centro di una consulenza curata, su incarico della Procura, dai commercialisti Massimo Zeno e Stefania Viscione. Attenzione puntata sulla domiciliazione, sulla corrispondenza tra la causa iscritta a ruolo e trattata, sull'importo erogato e le modalità attraverso le quali  era stato definito.

L'indagine era stata scandita, a partire dall'autunno 2014, dalle escussioni, come persone informate sui fatti, di una sfilza di avvocati. Tutti convocati presso la caserma della guardia di finanza, per rispondere alle domande dei militari, che avevano anche acquisito la documentazione prodotta dai professionisti.

Sono stati impegnati nella difesa gli avvocati Vincenzo Regardi, Camillo Cancellario, Mario Verrusio, Isidoro Taddeo, Vittorio Giaquinto, Antonio Ferrara.