Botte in piazza con la katana, condannato un 61enne

Rito abbreviato: 1 anno e 4 mesi a Salvatore Giraldi, 61 anni. Il figlio a processo a settembre

botte in piazza con la katana condannato un 61enne

"Non ha potuto fare appello", Cipriano Cella rimesso in libertà

Benevento.  

AGGIORNAMENTO 21 MAGGIO

Dopo sette mesi trascorsi agli arresti domiciliari, torna in libertà, con l'obbligo di firma tre volte a settimana, Salvatore Giraldi, che lo scorso 13 maggio è stato condannato a 1 anno e 4 mesi.

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Un anno e 4 mesi. E' la condanna decisa con rito abbreviato dal giudice Perrotta per Salvatore Giraldi, 61 anni, di Benevento, che nell'ottobre dello scorso anno era stato arrestato – è attualmente ai domiciliari – per un episodio accaduto in piazza Risorgimento. Stessa sorte anche per il figlio Emilio, 38 anni, ora all'obbligo di dimora, sul quale si pronuncerà a settembre il giudice Pezza.

Difesi dagli avvocati Federico Paolucci e Gerardo Giorgione, i due sono ritenuti responsabili dello scontro che si era verificato nella notte tra il 10 e l'11 ottobre, nel quale era comparsa anche una katana, la spada giapponese, e che si era concluso con quattro giovani costretti a ricorrere alle cure dei medici. Avevano fatto altrettanto anche i Giraldi: l'allora 60enne era stato giudicato guaribile in trenta giorni, dai medici del Fatebenefratelli, per la rottura della spalla sinistra, mentre erano state meno pesanti le conseguenze per Emilio.

Al gip Vincenzo Landolfi, durante l'udienza di convalida, avevano offerto la loro versione sui fatti. Il 37enne aveva raccontato che, mentre transitava in sella alla sua bici elettrica, in compagnia di un amico, dinanzi all'hotel President, una ragazza si era rivolta in malo modo nei loro confronti, invitandoli ad “andare a rompere i c...” da un'altra parte. Loro, aveva aggiunto, si erano allontanati, ma successivamente il 37enne, dopo averla notata nelle vicinanze del Liceo classico, si era avvicinata a colei che aveva usato quell'espressione, per chiederle perchè ce l'avesse con lui.

Lei gli avrebbe risposto che era una poliziotta, è a questo punto, secondo la sua ricostruzione, che sarebbe dapprima stato accerchiato e poi, mentre cercava la sua bici, che qualcuno aveva portato via, colpito da quattro-cinque giovani. Era caduto sull'asfalto, sanguinando, ma era riuscito a chiamare telefonicamente il papà, che era subito corso in suo aiuto. Una volta sul posto, il 60enne che si era portato dietro la katana, aveva rinvenuto il figlio a terra ed aveva tentato di farlo rialzare. Anche lui era stato colpito e percosso, ecco perchè aveva reagito, ferendo, a sua volta, alcuni dei presenti.

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"Non ha potuto fare appello", rimesso in libertà Cipriano Cella

Era stato condannato nel gennaio del 2014 dal Tribunale di Benevento con una sentenza diventata irrevocabile nel settembre del 2015. Ecco perchè, a novembre dello stesso anno, Cipriano Cella, attualmente 62enne, di Pietrelcina, era stato arrestato sulla scorta di un ordine di esecuzione. Che ora è stato revocato, per consentirgli di impugnare quella sentenza.

Lo ha deciso la Corte di appello, alla quale la Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso dell'avvocato Federico Paolucci contro il no dei giudici di secondo grado, aveva rinviato gli atti, dopo aver accolto le argomentazioni difensive. Una su tutte: “l'estratto contumaciale della sentenza non era mai stato notificato all'imputato né al difensore di fiducia, nel frattempo deceduto dall'esercizio della professione, ma solo al difensore d'ufficio”, che non aveva proposto appello. Da qui la revoca dell'ordine di esecuzione della pena e l'immediata liberazione di Cella.