Inquinamento, sequestro di beni per 78 milioni di euro a carico della Gesesa

Ulteriori sviluppi nell'inchiesta a carico di 24 persone che si è chiusa a luglio

inquinamento sequestro di beni per 78 milioni di euro a carico della gesesa
Benevento.  

E' una inchiesta che si è chiusa a luglio, con la chiamata in causa di ventiquattro persone, contro le trentatre iniziali. E' quella del sostituto procuratore Assunta Tillo sull'inquinamento dei fiumi che era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica nel maggio de 2020, quando erano stati sequestrati dodici depuratori tra Benevento – Ponte delle Tavole, Capodimonte e Pontecorvo – Telese Terme (2), Frasso Telesino, Melizzano, Forchia, Castelpoto, Morcone, Ponte e Sant'Agata dei Goti .

Nel mirino degli inquirenti, amministratori, dirigenti e tecnici comunali, amministratori, dirigenti e dipendenti della Gesesa, titolari e operai di società, titolari e addetti di laboratori di analisi, tecnici Arpac

Le accuse contestate a vario titolo: inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, abuso d’ufficio e falsità ideologico. Attenzione puntata sulla gestione operativa degli impianti da parte delle Gesesa, sugli esami effettuati sui campioni delle acque di scarico, ritenuti solo “documentalmente conformi” ai parametri di legge”. Una situazione che avrebbe provocato il peggioramento dello stato di salute dei corsi d'acqua.

Una indagine che ora fa registrare un ulteriore sviluppo, con un sequestro a carico della Gesesa, eseguito dai carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale e la transizione ecologica di Napoli e dai finanzieri del Nucleo polizia economica e finanziaria di Benevento. Un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente di denaro, di beni mobili e immobili per un ammontare di oltre 78 milioni di euro nei confronti della società che gestisce attualmente il Servizio Idrico Integrato, o suoi segmenti, in molti Comuni di competenza dell’Ato 1 Campania. Il provvedimento – si legge in una nota del Procuratore Aldo Policastro -è stato disposto “per l'illecito amministrativo di cui agli articoli 24 (in relazione all'articolo 640 secondo comma c.p.) e 25 undecies (in relazione ai reati ambientali p. e p. dagli artt. 452 bis c.p., 137, 256 e 258 del D. Lgs. 152/2006) D. Lgs. n. 231/2001, commessi in Benevento negli anni 2017, 2018, 2019, per non avere adottato ed efficientemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire i reati contestati, commessi per conto, nell’interesse e a vantaggio della società dai suoi amministratori e da dipendenti che rivestivano, all’epoca dei fatti, funzioni di direzione o vigilanza all’interno dell’ente”.

Il Gip ha ritenuto che dalle condotte contestate ad amministratori e dipendenti della Gesesa “sia conseguita la responsabilità penale-amministrativa della stessa GE.SE.SA. ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001. Sul punto il GIP del Tribunale di Benevento afferma che “ appare pacifico che la società nel suo complesso sia stata adoperata e funzionalmente destinata – asservita – alla consumazione continuativa e sistematica degli illeciti realizzati dai soggetti che per essa agivano, così da comporre un’organizzazione imprenditoriale unitaria, come desunto dall’organigramma societario ed evidenziato chiaramente dal tenore delle intercettazioni e dalle dichiarazioni delle persone informate dei fatti”.E ancora: il consulente della Procura, Auriemma, ha £ritenuto accertata l'omissione della predisposizione degli appositi modelli organizzativi specificamente calibrati sul rischio-reato e la carenza di flussi informativi essenziali all'attività dell'Organismo di Vigilanza".

Il Gip - recita il coimuniacto stampa - "evidenzia come la società in esame aveva adottato, nel periodo di interesse, un modello organizzativo non coerente e funzionale ai principi di controllo specifici in relazione alla tipologia di attività svolta, tanto che non appare possibile, con analisi condotta a posteriori, desumere alcuna indicazione utile a prevenire efficacemente la commissione di reati in materia ambientale. In sostanza, a fronte di un OdV solo apparentemente funzionale, venivano di fatto adottati MODELLI di gestione - in particolare nel periodo tra il 2016 ed il 2018- non coerenti e comunque non adeguata a prevenire ed evitare il rischio di commissione dì reati, alla luce delle disposizioni dettate dal D.Lgs. 231/2001.” e l’assoluta carenza dei flussi informativi fino al 2018: “sebbene fossero in corso attività di accertamento da parte dell'Autorità Giudiziaria presso gli impianti dì depurazione gestiti dalla Ge.Se.Sa S.p.A., non risulta che il suddetto Organismo abbia effettuato alcun rilievo o controllo”.

Le condotte illecite indicate hanno consentito alla GE.SE.SA. S.p.A. di conseguire un accrescimento illegittimo della propria posizione patrimoniale; la mancata realizzazione degli interventi di adeguamento necessari (manutenzione straordinaria ed ordinaria) gli ha permesso di conseguire un risparmio di spesa quantificabile nel costo dei mancati investimenti e della mancata corretta gestione del processo di depurazione nonché di smaltimento dei rifiuti liquidi e di fanghi prodotti dal trattamento depurativo.

Costi questi già compresi nella tariffa, riconosciuta dai Comuni alla GeSeSa, del Servizio Idrico Integrato che, ai sensi dell’art. 154, comma 1, D.Lgs. n. 152/2006, « è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’ente di governo dell’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga” », nelle due componenti dei costi operativi e degli ammortamenti”.

L’ammontare del sequestro corrisponde al presunto ingiusto profitto conseguito da Gesesa spa “per la mala gestio di cui alle condotte sopra richiamate, e sinteticamente per la mancata o inadeguata depurazione delle acque reflue provenienti dai depuratori comunali oggetto di sequestro, per ciascuno dei Comuni interessati e per ciascuna annualità dal 2016 alla data del 26 giugno 2020 con riferimento al solo sistema fognatura-depurazione. Per la sua determinazione si è fatto riferimento alle caratteristiche di ciascun impianto così come risultanti dagli atti autorizzativi e, in via equitativa e prudenziale, sono stati calcolati soltanto i costi che sarebbero stati necessari per lo smaltimento corretto delle acque reflue confluenti negli impianti in questione. Tale valore è apparso più che congruo per l’effettuazione di una stima prudenziale dell’ingiusto profitto in parola in quanto notevolmente inferiore ai corrispondenti prezzi di listino reperibili sul mercato.

Nella fase preliminare di esecuzione del provvedimento di sequestro sono stati già individuati disponibilità bancarie e/o finanziarie in capo alla società e sono altresì in corso di effettuazione sistematiche operazioni di ricerca finalizzate all’individuazione di disponibilità di altri beni che saranno sottoposti a sequestro, sino alla concorrenza dell’ingiusto profitto”.