Vorremmo tenerli sotto una campana, ma non è possibile: il rischio va corso

Guai a chi dissente pubblicamente, va fatto a pezzi

vorremmo tenerli sotto una campana ma non e possibile il rischio va corso
Benevento.  

Si è chiusa una settimana terribile, segnata dalla tragica fine di un 16enne, rimasto vittima di un incidente in motorino. La morte di un figlio, il peggiore incubo che possa capitare ad un genitore. Una ferita devastante che è impossibile da suturare.

Papà e mamme lo sanno eccome, conoscono appieno l'ansia, più o meno malcelata, che li assale quando guardano l'orologio e contano i minuti ed i secondi che mancano, se l'orario concordato sarà rispettato, al rientro delle loro ragazze e dei loro ragazzi, usciti con gli amici per una passeggiata, una pizza.

Come non capirli: preferirebbero, egoisticamente, che non crescessero mai e non andassero incontro alla vita che li attende al di fuori delle mura domestiche, vorrebbero mantenerli il più a lungo possibile sotto una campana di vetro capace di proteggerli da ogni insidia.

Ma non è possibile e non sarebbe giusto, perché la realtà è lì, con i suoi rischi sempre in agguato, disseminata di trappole nelle quali è più facile finire quando si è così giovani. Nonostante l'educazione, le raccomandazioni ricevute, il rischio va corso e non può essere eliminato. Anche se non sei in sella ad un ciclomotore o una moto.

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Non credete che sarebbe bellissimo se ci fossero sempre più persone disposte a metterci la faccia e ad esprimere senza remore il loro punto di vista? In una città che ogni giorno, al risveglio, si pone come mission quella di spezzare le gambe altrui con ogni mezzo, la capacità ed il coraggio di porsi all'attenzione pubblica con una presa di posizione, ovviamente discutibile come tutte le altre, appare un peccato di vanità insopportabile.

Un gesto di presunzione inaccettabile, ma chi diavolo pensano di essere costoro per scrivere e dire quelle cose? Meglio restare sotto coperta, al riparo, e dedicarsi allo sport più praticato da una larga fetta dell'opinione pubblica: sminuire e ancora sminuire, tagliuzzare e ancora tagliuzzare, fino ad immaginare di farne fettine, i 'reprobi' che osano dissentire. Quelli di cui gli altri sono certi di sapere tutte le malefatte, vere o false che siano.

Un'opera di demolizione da realizzare soprattutto per apparire come difensori dei potenti di turno ai quali ci si è legati, dopo l'ennesima giravolta, nella speranza che si ricordino di loro al momento opportuno. Magari lanciando qualche briciola che sarà fedelmente raccolta. In silenzio, quello che l'obbedienza pretende.