Il contagio scende quando la scuola è aperta

Intervento dell'avvocato Gino De Pietro

il contagio scende quando la scuola e aperta
Benevento.  

Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocato Gino De Pietro

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"Dai dati pubblicati dalla Fondazione Gimbe risulta che l’impennata nei contagi si è verificata a partire da Natale fino alla prima decade di gennaio, per poi cominciare la discesa. Il tasso di positività ai tamponi molecolari, quelli più sensibili, è passato dal 10% circa del 21 dicembre ad oltre il 27% del 9 gennaio, mentre il tasso di posivitità dei tamponi antigenici, quelli rapidi e meno sensibili, è passato da circa il 2% del 21 dicembre a quasi il 15% del 9 gennaio. Nel periodo in cui le scuole, gli asili e le università sono state chiuse per le vacanze di Natale, la curva dei contagi ha, quindi, registrato una forte crescita, che non può che essere messa in relazione ai comportamenti poco “osservanti” – usando una litote – di taluni e agli scarsi controlli da parte di autorità pubbliche che parlano molto e agiscono poco.

Appena riaperte le scuole, il tasso di positività ai tamponi molecolari, il più affidabile, è sceso, al 17 gennaio, già al 21% e continua a scendere, dimostrando, statisticamente, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la scuola non è un fattore di contagio ma anzi rappresenta una salvaguardia da comportamenti “disinibiti” che costituiscono una forma assai subdola di diffusione del virus.

L’apertura delle scuole, voluta fortemente dal Governo e difesa anche in via giudiziaria contro provvedimenti illegittimi ed emessi in assoluta carenza di potere, tra gli altri, dal presidente della regione Campania, non soltanto ha consentito ai nostri ragazzi di non perdere altri preziosi giorni di scuola, ma ha, probabilmente, costituito un fattore di accelerazione della campagna vaccinale dei minorenni, sia ultra che infra dodicenni. E’ ragionevole ritenere che se le scuole fossero state chiuse avrebbero prevalso scelte diverse almeno da parte di taluni e il dato della campagna vaccinale non sarebbe stato così positivo.

L’eliminazione dell’alternativa falsamente rassicurante della didattica a distanza ha spinto la grande maggioranza delle persone a vaccinare i propri figli, ponendo così le basi per un rapido e sicuro ritorno alla vita sociale, culturale e civile normale. Dico falsamente rassicurante perché i dati hanno dimostrato che, con la dad, gli studenti apprendono di meno e non crescono come persone, oltre a rischiare problematiche psicologiche fortemente pregiudizievoli.

L’obbligo vaccinale degli ultracinquantenni, benchè molto debolmente sanzionato, ha comunque avuto l’effetto di spingere alla vaccinazione un gran numero di persone che prima non l’aveva fatto.

Le scelte governative, in effetti, anche quando non particolarmente determinate e decise, hanno innescato un procedimento virtuoso che vede prevalere il buon senso e la volontà positiva di lavorare, studiare e tornare alla vita civile, gravemente compromessa dal covid e dalle conseguenti restrizioni, rispetto ad atteggiamenti francamente antisociali.

La Campania, col suo 11,8% di posti di terapia intensiva occupati, resta saldamente in zona gialla, nonostante le catastrofiche previsioni “malauguranti” sia del presidente regionale che del sindaco di Benevento, che prevedevano da prima di Natale una imminente zona arancione e tracciavano scenari di sventura. Hanno sbagliato non solo in diritto, come ha affermato il TAR Campania con il decreto non impugnato dal pur loquacissimo presidente regionale, ma anche in termini di previsioni e di stime. Viene da pensare che o non leggano o non interpretino adeguatamente le informazioni che pure ricevono di prima mano, prima degli altri e spesso con esclusione degli altri, come non si manca di sottolineare da più parti da molto tempo.

Benevento, poi, è una delle province italiane col minor numero di contagi per 100.000 abitanti, a livello regionale, d’altra parte, ha circa la metà di quelli della provincia di Napoli e un quarto di meno delle province di Caserta e Salerno. Gli allarmi lanciati continuamente, quindi, sono completamente destituiti di una base fattuale e rappresentano delle mere personali impressioni che non dovrebbero mai condizionare le scelte delle pubbliche autorità che dovrebbero sempre operare “sine ira ac studio” cioè senza pregiudizi e passioni individuali.

Nonostante i dati analitici forniti dal Ministero dell’Istruzione, l’associazione nazionale presidi ha continuato ad agitare il problema delle tante classi in dad senza fornire prove del suo assunto che appare piuttosto una petizione di principio. Dal punto di vista dei cittadini, atteso che siamo ancora in un paese democratico, i dati forniti dal Ministero sono assistiti da una presunzione di veridicità ed attendibilità, contro la quale il presidente nazionale dei presidi e gli altri propalanti non hanno fornito altro che chiacchiere senza alcuna prova documentante le loro affermazioni. Dante – così tanto negletto finanche da coloro che dovrebbero insegnarlo – avrebbe detto “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”.

Ed è questo che faccio io e consiglio di fare ai miei sette lettori".