Asl, De Girolamo: bar Fatebenefratelli, Carrozza pressato dalle domande in aula

Processo d'appello per sei persone, assolte. Ascoltati anche Liguori e due dirigenti dell'Azienda

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Benevento.  

Da una parte la gara del 118 e la gestione dei pagamenti alla Sanit, sulle quali hanno deposto, rispettivamente, Maria Calandra, per 13 anni responsabile del servizio di emergenza sanitaria territoriale sannita, e Antonio Clemente, dirigente Affari generali; dall'altra la storia del bar del Fatebenefratelli, con le deposizioni dell'ex titolare Maurizio Liguori e di Giovanni Carrozza, direttore amministrativo dell'ospedale di viale Principe di Napoli.

Sono stati i due capitoli al centro dell'udienza del processo d'appello chiesto dal pm Assunta Tillo per sei delle otto persone assolte dal Tribunale di Benevento il 10 dicembre del 2020, perchè il fatto non sussiste, dopo essere state tirate in ballo dal cosiddetto troncone politico dell'indagine sull'Asl condotta dalla guardia di finanza.

L'elenco comprende Felice Pisapia (avvocati Vincenzo Regardi e Claudio Botti), ex direttore amministrativo, dell'ex parlamentare Nunzia De Girolamo (avvocati Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza), di Arnaldo Falato (avvocato Mario Verrusio), ex responsabile budgeting, Luigi Barone (avvocati Vincenzo Sguera e Gaetano Coccoli) e Giacomo Papa (avvocato Salvatore Verrillo), chiamati in causa come collaboratori di De Girolamo, e dell'ex direttore generale Michele Rossi (avvocato Roberto Prozzo).

Come più volte ricordato, l'appello riguarda due vicende: la prima, contestata a Rossi, De Girolamo, Barone, Papa, Falato e Pisapia, riguarda la concussione di cui sarebbe rimasto vittima Giovanni De Masi, dirigente dell'Unità Provveditorato. Una persona ritenuta non gradita dal punto di vista politico, che sarebbe stata 'invitata' a sospendere quattro gare già bandite e prossime alla scadenza – tra il 14 e il 26 ottobre 2011 - (cure domiciliari, trasporto infermi in emergenza, disinfestazione e derattizzazione, pulizie) e a lasciare l'incarico ricoperto. De Masi aveva chiesto il trasferimento per motivi di carattere familiare e personale, secondo la Procura sarebbe stato costretto a farlo.

L'altra storia, riguardante il bar del Fatebenefratelli, è stata prospettata, come tentata concussione, solo per Rossi e De Girolamo: la Procura ritiene che ci sarebbe stato il tentativo di costringere Fra Pietro Cicinelli, legale rappresentante del Fatebenefratelli di Benevento, “attraverso una intensificazione dei controlli da parte dei funzionari Asl sulle prestazioni sanitarie erogate, ad adottare ogni provvedimento idoneo a far rilasciare alla ditta 'Mario Liguori srl' i locali occupati, così da consentire la stipula di un nuovo contratto per la gestione del bar con Giorgia Liguori, cugina della De Girolamo”.

Maurizio Liguori, che per anni aveva gestito il bar con il padre, ha ribadito quanto aveva affermato in primo grado. Rispetto ai controlli dei vigili sanitari e dei Nas, aveva spiegato che “il primo risale al maggio 2012, quattordici giorni dopo la scadenza del contratto, l'altro a novembre. Era tutto in regola, solo un problema di tinteggiatura immediatamente risolto. Nonostante ciò, scattò la sospensione e nel marzo 2013 consegnammo le chiavi. A noi è subentrata Giorgia Liguori, la cui mamma è zia di De Girolamo”.

Particolarmente pressanti le domande rivolte a Giovanni Carrozza, invitato più volte a precisare rispetto alle contraddizioni ravvisate tra le cose dette in precedenza e in aula. “C'erano da tempo rimostranze dell'utenza e del mondo sindacale sulla gestione del bar, apparsa stanca – aveva sostenuto durante il giudizio di primo grado-. Serviva un cambiamento, la disdetta è stata una scelta aziendale. Mario Liguori, con il quale, dopo la cessazione, abbiamo raggiunto un'intesa per una maggiore installazione di distributori automatici, aveva fatto un'offerta, ma abbiamo ritenuto che fosse tardiva e non la migliore. Non è stata necessaria una gara, abbiamo affidato la gestione alla 'Giorgia Liguori srl'.”

Carrozza, che oggi ha affermato di aver saputo dei rapporti tra Liguori e De Girolamo solo dopo la disdetta, aveva poi ricostruito i due incontri, ai quali era stato invitato, avuti con De Girolamo: “Il primo, nel marzo 2012, nella sede del Pdl, dove mi accompagnò Pisapia, che mi aveva telefonato. L'onorevole voleva informazioni sulla situazione relativa alla scadenza del contratto. Nell'altro, datato luglio, mi recai a casa della De Girolamo, dove mi chiese perchè non lasciassero il bar”. Un interesse, quello mostrato dalla deputata, al quale Carrozza aveva fornito una sua interpretazione: “Mi sono spiegato questi incontri alla luce dei rapporti di parentela...”. Il processo proseguirà il 15, il 22 ed il 29 marzo.

Una della parti civili, la Sanit, con l'avvocato Natale Polimeni, ha impugnato anche, ai soli fini civili, l'assoluzione di Gelsomino Ventucci (avvocati Paolo Abbate ed Emilio Perugini), ex direttore sanitari