La legalità è il punto di partenza, ad ognuno va ridata la propria dignità

Benevento. Mostra su Livatino e Giornata legalità, convegno in Tribunale

la legalita e il punto di partenza ad ognuno va ridata la propria dignita
Benevento.  

Rosario Livatino, ammazzato a 38 anni dalla stidda (una organizzazione criminale di tipo mafioso) in Sicilia, era un magistrato fuori dal “sistema”. Il 21 settembre del 1990, quando la sua esistenza era stata spezzata, il suo nome era rimbalzato per la prima volta all'attenzione dell'opinione pubblica.

Fino a quel momento, niente fotografie e niente interviste, solo un lavoro fatto in silenzio, permeato da una fede incrollabile. Un “modello, un uomo che, vivendo nel presente, lo guardava con occhi distaccati”: è la definizione che ne è stata data questa mattina nel convegno organizzato in Tribunale in concomitanza con la mostra a lui dedicata e la Giornata della legalità.

“Benevento è il primo Foro campano ad ospitare la rassegna”, ha rivendicato il presidente dell'Ordine degli avvocati Stefania Pavone. Un risultato che è stato possibile – le ha fatto eco l'avvocato Emilia Biondi, in prima linea per l'iniziativa – “per l'unità tra classe forense, strutture giudiziarie e Università”. Per il sindaco Clemente Mastella, Livatino è “una sorta di santo della porta accanto, un esempio comportamentale”, mentre il presidente del Tribunale Marilisa Rinaldi (“C'è un luogo più laico di un palazzo di giustizia?”) ha sottolineato che le parole di Livatino (“Solo se è una persona seria equilibrata e responsabile, capace di capire, un giudice può essere accettato dalla società”) “devono diventare un motto per ogni magistrato”.

Il procuratore Aldo Policastro ha spiegato di essere “un credente con un rapporto complicato con la fede”, e di “non riuscire a vedersi in quella di Livatino”. Lui non “era tra i magistrati antimafia che conoscevamo – ha aggiunto-, era un giudice a latere, e il suo delitto fu per noi il segnale che eravamo tutti un obiettivo”. Il rettore di Unisannio Gerardo Canfora e il presidente del corso di laurea in Giurisprudenza Vincenzo Verdicchio hanno messo in risalto la “coerenza di Livatino, che rifiutava i compromessi ed era profondamente consapevole del rischi che correva”.

L'avvocato Paolo Tosoni, curatore della mostra (“E' in giro da un anno, sono migliaia e migliaia i visitatori”), ha retrocesso il suo interesse per Livatino alla beatificazione da parte della Chiesa. “Era la prima volta che accadeva per un magistrato, per questo ho deciso di approfondire, recandomi in Sicilia, la figura di “un uomo animato dalla speranza della redenzione”.

"Non si può restare indifferenti dinanzi a Livatino”, ha commentato il procuratore di Avellino Domenico Airoma. “Il mio incontro con lui è stato occasionale, all'epoca mi occupavo del periodico La magistratura, esordii proprio con lui, di cui nessuno parlava”, ha proseguito. Per Airoma, bisogna passare dalla “memoria al ricordo che chiama in causa il cuore e coinvolge ciascuno di noi”. E ancora: “La legalità è il punto di partenza, dobbiamo andare oltre, ridando ad ognuno la propria dignità". Livatino “ci invita a guardare al di là della giustizia umana”, a non dimenticare “che il non credente sostituisce Dio con il bene comune”.