La Camera penale visita carceri di Benevento ed Ariano Irpino, ecco i problemi

Ieri e oggi l'iniziativa dell'organismo

la camera penale visita carceri di benevento ed ariano irpino ecco i problemi
Benevento.  

Due giorni di visite della Camera penale di Benevento nelle carceri di Ariano Irpino e Benevento, per verificare le condizioni di detenzione degli ospiti delle due strutture, dirette, rispettivamente, da Mariarosaria Casaburo e Gianfranco Marcello.

Di seguito le relazioni svolte sui due istituti dalla Camera penale guidata dal presidente Simona Barbone.

CARCERE DI ARIANO IRPINO. “250 detenuti Una decina queli ammessi al lavoro esterno)su una capienza di 290 (350 se si contano le due sezioni, attualmente in fase di ristrutturazione),
Dovrebbero esere 165 ma sono 126 g,li agenti di polizia penitenziaria , il personale civile dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori) consta di 4 unità: un numero maggiore consentirebbe certamente una più concreta realizzazione del ‘trattamento individualizzato’ per i detenuti. L’Istituto di Ariano garantisce attività scolastica (liceo artistico e istituto alberghiero), mentre non sono andati a buon fine i contatti avviati per l’attivazione della scuola agraria; di recente sono stati organizzati diversi corsi di formazione e recupero (corso di formazione primo soccorso Protezione Civile, corso per parrucchiere, corso per pizzaiolo tenuto da un detenuto stesso, corso di teatro) demandati all’impegno di volontari e società civile. All’interno dei reparti sono presenti aree per la socialità abbastanza estese, seppur con oggettistica e attrezzistica ormai obsolete. In istituto sono presenti una ricca biblioteca e una ludoteca ben organizzata. V’è anche uno spazio verde esterno ben curato, dedicato agli incontri dei detenuti con i familiari e i propri figli. Conclusa anche la ristrutturazione di un campo sportivo che a breve sarà messo a disposizione dei detenuti. All’interno dell’istituto è presente una chiesa che viene utilizzata anche per le attività trattamentali grazie all’impegno di padre Roberto Di Chiara Le celle appaiono in condizioni mediamente accettabili, ampiamente entro i limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale, soprattutto nel nuovo padiglione (più critica la situazione nel vecchio padiglione).
I detenuti lamentano carenza in termini di attività trattamentali, lavoro, ma soprattutto assistenza sanitaria. La vera criticità resta quella del settore sanitario, e in particolare psichiatrico. Mentre è garantito un presidio medico giornaliero (l’équipe medica si compone attualmente di 1 medico responsabile, dirigente sanitario, presente alla data dell’ispezione, e tre infermieri, oltre una psicologa dell’Asl, presente in istituto con orario ridotto, e una psicologa del Sert, presente due volte a settimana, ma spesso senza la presenza del medico, fattore questo che non consente spesso la presa in carico dei pazienti), per quanto carente in organico, assente completamente è l’assistenza psichiatrica interna. Essa, infatti, è totalmente demandata alle visite esterne per i detenuti con disagio psichiatrico, il che la rende farraginosa, inefficace e spesso tardiva, in ogni caso non costante come necessiterebbe. Manca un numero sufficiente di infermieri e personale OSS. Sono previste visite di medici specialisti all’interno della struttura, ma solo quelle del dermatologo e del dentista. La Direzione ha opportunamente segnalato tali problematiche di tipo sanitario alla competente ASL, ma sinora senza una concreta svolta.
In ciascun reparto è presente una cella per i diversamente abili, ma purtroppo gli ascensori per il trasferimento ai piani della struttura sono fuori uso, ad eccezione di quelli del vecchio padiglione appena rimessi in funzione. Devono invece essere sistemati gli ascensori nella nuova ala, ancora fuori uso. Anche nel caso di Ariano Irpino, la.
I detenuti delle sezioni 3°, 4°, 5° e 6° hanno avviato dallo scorso 17 agosto uno sciopero della spesa al fine di segnalare e lamentare l’aumento anomalo dei prezzi del sopravvitto, che non consentono loro l’acquisto a prezzi ragionevoli dei beni di prima necessità (alimentari in particolare), questione già prontamente segnalata dall’osservatorio Carcere UCPI al provveditore regionale, all’esito della visita. Altresì sottolineano l’impossibilità di ottenere pacchi alimentari a mezzo posta (servizio sospeso dalla Direzione per ragioni di sicurezza) per i detenuti che non riescono ad accedere ai colloqui con i familiari (in questo caso è ammesso naturalmente l’ingresso dei pacchi alimentari).
Gli stessi detenuti lamentano una scarsa presenza dei Magistrati di sorveglianza ai colloqui richiesti, in particolare alla terza e quarta sezione vi sono detenuti che attendono da mesi un colloquio richiesto e mai ancora effettuato”

CARCERE DI BENEVENTO. “Rispetto alla capienza di 261 unità, sono presenti attualmente in Istituto 385 detenuti. In relazione alla organizzazione interna dei reparti e delle sezioni, una delle problematiche principali è rappresentata, allo stato, dalla provenienza di detenuti per ragioni di “ordine e sicurezza” da altri istituti senza che all’interno del carcere sia effettivamente presente una sezione ex art. 32 OP: ciò costringe la direzione ad accoglierli in sezione ordinaria, con i conseguenti, facilmente immaginabili disagi organizzativi
Il personale di polizia penitenziaria consta di 233 agenti (di cui 189 uomini e 44 donne), tra posizioni apicali, dirigenti, ispettori, sovrintendenti e agenti assistenti, tra i quali permane un lieve sottorganico. Si sottolinea la recente nota di compiacimento della Direzione nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria per il lavoro egregio svolto in occasione degli ultimi eventi critici occorsi, altresì in ragione dell’obbligato aumento dei turni di servizio nel periodo estivo, notoriamente interessato da maggiore carenza di personale. Il personale civile composto dai funzionari giuridico-pedagogici (cd. “educatori”) consta di unità sotto la decina che si rivelano carenti in rapporto all’esigenza, dapprima, della concreta realizzazione della cd. “sorveglianza dinamica” ed attualmente del cd. “trattamento intensificato/individualizzato” per i detenuti, che dovrebbero vivere il carcere all’esterno della singola cella, impegnati in attività rieducative e di reintegrazione. Al fine di assicurare l’attività trattamentale prevista dall’O.P. sarebbero necessari all’interno dell’Istituto penitenziario almeno due educatori per ogni sezione, cosa che almeno per il momento appare una chimera.
Anche nel penitenziario di Benevento come per Ariano la significativa criticità insiste ancora nel settore sanitario: il medico non riesce a garantire una presenza costante in Istituto, così da demandare in alcuni casi le urgenze alla guardia medica esterna. Mancano, dunque, medici che garantiscano continuità assistenziale, sia diurna, che notturna. L’articolazione sanitaria è, inoltre, praticamente priva di uno psichiatra fisso che presti assistenza ai detenuti con disagio mentale: il DSM garantisce in concreto la presenza di uno psichiatra (a rotazione) all’interno dell’Istituto solo circa quattro volte al mese (una volta a settimana), assolutamente insufficiente, oltretutto con un’autoregolamentata (dall’ASL) attività limitata a n. 5 consulenze per ogni accesso. L’articolazione sanitaria, inoltre, è priva di autonomia strutturale, situata al fianco del reparto Media Sicurezza e con équipe a rotazione con organico strutturalmente carente.
L’Istituto garantisce attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero ed altri corsi di formazione) e lavorativa; all’interno è presente una sartoria dotata di strumenti all’avanguardia e di un responsabile esterno esperto, dunque in grado di produrre lavori sartoriali di buona fattura (in fase pandemica erano state prodotte mascherine per la cittadinanza e ordinariamente vengono prodotte divise per i lavoranti e manutenute le divise della polizia penitenziaria). Più limitata è l’attività trattamentale di tipo culturale e ricreativo. L’istituto ha attivato ormai da tempo un servizio e-mail per le comunicazioni con i detenuti ed ha implementato, per i colloqui, l’utilizzo delle videochiamate, pur avendo ripristinato il sistema ordinario delle visite in vigore precedentemente all’emergenza pandemica. È stato altresì implementato il “totem” elettronico messo a disposizione dei detenuti per la spesa. È presente ormai da qualche tempo una ludoteca utilizzata per i colloqui con i familiari dei detenuti con figli.
Novità recente è rappresentata dall’attivazione di una convenzione con una profumeria, una farmacia e una parrucchiera per donne, servizi molto funzionali e utili per il quotidiano dei detenuti.
Anche a Benevento resta una nota dolente l’assenteismo della Magistratura di Sorveglianza. Per quanto riferito dal personale e soprattutto dai detenuti medesimi, le visite al carcere da parte dei magistrati di sorveglianza per i colloqui richiesti e periodici sono effettuate di rado; e negli ultimi anni i colloqui si svolgono quasi esclusivamente con modalità telematiche.
In relazione alle lamentele dei detenuti dei piani alti sulle disfunzioni dell’acqua calda presente ad intermittenza in alcuni reparti a causa di problematiche strutturali, la Direzione ha avviato i lavori per risolvere tale disagio, lavori di cui è prevista la consegna nel prossimo mese di ottobre. Le celle, nonostante il pur contenuto affollamento, appaiono in condizioni mediamente accettabili, con qualche caso più evidente di spazio eccessivamente ristretto, ai limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale.
Il servizio lavanderia, che per anni e ancora oggi serve anche la struttura di Ariano Irpino, rischia di incontrare problemi seri in ragione della recente rottura di una macchina lavatrice: l’Istituto necessita, dunque, di un intervento urgente sotto questo profilo per evitare il rischio che decine e decine di detenuti restino senza indumenti puliti e igienizzati.
Il Carcere di Benevento-Capodimonte si appalesa come un istituto penitenziario che tra le mille difficoltà connesse alla carenza di fondi, personale, strutture e alla scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni, si muove lungo una linea di buona gestione e impegno che garantisce ascolto e detenzione “sopportabile”, ma con l’urgenza ormai non più rimandabile di provvedere da parte delle autorità sanitarie competenti a garantire una concreta assistenza psichiatrica, e sanitaria in generale, degna di un Paese civile. La scelta legislativa di esternalizzare la sanità penitenziaria ha condotto allo stato critico attuale: la sanità regionale appare spesso sorda rispetto alle problematiche dei detenuti, lenta, farraginosa e carente. È assolutamente necessaria un’inversione di rotta: le problematiche segnalate devono essere seriamente prese in carico dalla Asl competente, soprattutto in ragione del recente pubblicizzato incremento di personale e competenze, che però a quanto pare ha ancora una volta colpevolmente e completamente dimenticato l’umanità carceraria”.