Lui, un imprenditore di Apice, è indagato per bancarotta fraudolenta, l'altro, un commercialista di Paolisi, per falso ideologico. Entrambi hanno ricevuto, a metà febbraio, la visita della guardia di finanza, che ha proceduto alla perquisizione ed al sequestro di alcune attrezzature: due telefonini nel caso del titolare dell'impresa, fallita, un hard disk, un cellulare ed alcune schede informatiche per quanto riguarda il professionista.
Un sequestro probatorio che è finito al vaglio del Riesame, chiamato a pronunciarsi sul ricorso degli avvocati Giuseppe Maturo e Daniele Panella. Questa mattina la discussione dinanzi al Tribunale: in aula il procuratore Gianfranco Scarfò e i difensori, poi la decisione del collegio, che ha confermato il sequestto.
Il sequestro è stato ordinato nell'ambito di tre procedimenti di cui sono titolari Scarfò ed il sostituto Marilia Capitanio. Nel mirino degli inquirenti le vicende dell'impresa e la trasmissione alla Camera di commercio di alcuni verbali firmati dai prestanomi di alcune società che sarebbero state create per ostacolare l'attività di identificazione dei responsabili dell'ipotizzato reato di bancarotta.
