Giovani feriti da fucilata. "Non li ho visti, ho sparato a cinghiali": arrestato

Benevento. Episodio 10 giugno, in carcere 54enne Dugenta, indagato per tentato omicidio due 30enni

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Benevento.  

Lui aveva sostenuto all'epoca che si era trattato di un incidente di caccia, ma il pm Marilia Capitanio ritiene che le cose siano andate diversamente. E per questo ha chiesto ed ottenuto dal gip Roberto Nuzzo l'arresto in carcere, per le ipotesi di tentato omicidio di due giovani e di porto abusivo di arma, di Luigi Iadevaia 54 anni tra meno di un mese, di Dugenta, chiamato in causa dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Montesarchio sull'episodio accaduto all'alba del 10 giugno. Quando due 30enni, anche loro di Dugenta, mentre parlavano e fumavano in una Panda ferma nei pressi dei campi di proprietà del 54enne, erano stati colpiti da una fucilata: uno – I.C. era stato raggiunto alla mano, l'altro – P. A-, in prognosi riservata all'ospedale di Caserta, all'addome .

Difeso dall'avvocato Paolo Abbate, Iadevaia, interrogato dal Pm e dai militari, aveva affermato di non aver visto l'auto con i due uomini e di aver sparato a due cinghiali. Aveva spiegato di essere un imprenditore agricolo con regolare porto d'arma e la possibilità di utilizzarla anche nei periodi non di caccia, per difendere i suoi terreni coltivati a mais dalle scorribande di animali selvaggi. Come i due cinghiali che quella mattina, alla contrada Lamia, aveva messo nel mirino. Li aveva notati attraverso il visore telescopico della sua carabina a carica singola, poi aveva fatto fuoco. Sempre, aveva aggiunto, senza rendersi conto della presenza della macchina con i due giovani a bordo, probabilmente in sosta dietro una siepe che la divideva dai due ungulati che, non centrati, si erano allontanati.

L'attività investigativa: “sopralluoghi, accertamenti urgenti, perquisizioni e sequestri dell’arma, dei veicoli, delle cartucce, dei supporti telefonici in uso ai soggetti coinvolti, assunzione di informazioni dai soggetti informati, consulenze tecniche balistiche” - scrive in una nota il procuratore Gianfranco Scarfò – avrebbe fatto emergere una realtà non “compatibile” con la versione del 54enne. “Le modalità della condotta perpetrata dall’indagato, come accertata nel corso delle indagini, il tipo di arma utilizzata (un fucile cal.308, con munizionamento utilizzato, normalmente, per la caccia ai cinghiali), la direzione del colpo (sparato direttamente contro l’autovettura ad altezza uomo), il fatto che il colpo fosse stato esploso da soggetto con qualifica di “cacciatore esperto”, costituiscono elementi che hanno consentito di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico del soggetto indagato”.

Per le parti offese l'avvocato Ettore Marcarelli.