Omicidio di un 46enne, "va ascoltata quella donna che cammina con un bastone"

Benevento. Corte di assise, udienza del processo ad Angelo Girolamo per il delitto di Grottaminarda

omicidio di un 46enne va ascoltata quella donna che cammina con un bastone
Benevento.  

Fermi tutti. Chi pensava che quella odierna sarebbe stata la giornata risolutiva, con le arringhe della difesa e la sentenza, dovrà ancora attendere, almeno fino al 10 dicembre. Quando dinanzi alla Corte di assise di Benevento dovrà comparire una “donna che cammina servendosi di un bastone”. Di lei ora si conoscono le generalità, anche se non è mai state sentita durante le indagini.

E' stato il presidente della Corte, Sergio Pezza (a latere Murgo più la giuria popolare), dopo la visione di un video che la ritrae in compagnia dell'imputato, ad individuarla e a definire “necessaria” la sua testimonianza per aggiungere un ulteriore tassello all'accertamento dell'esistenza o meno della premeditazione, assolutamente dirimente nella quantificazione della pena.

E' l'aggravante contestata dal pm Flavia Felaco, che ha proposto la condanna a 30 anni, ad Angelo Girolamo (avvocati Giuseppe Romano e Carmine Monaco), il 46enne autista di Grottaminarda reo confesso dell'omicidio di Ivan Kandsedal, 46 anni, origini ucraine, ucciso a colpi di pistola nel centro irpino il 14 ottobre 2023. E' l'ulteriore colpo di scena dopo quello del 15 ottobre, quando lo stesso Pezza aveva comunicato di aver scoperto l'assenza del verbale delle dichiarazioni di un uomo escusso dai carabinieri il 16 ottobre 2023, quando aveva riferito di aver accompagnato Girolamo fino a 20- 30 minuti prima del delitto, ma non citato in aula.

Si tratta di un 44enne che ha deposto questa mattina. “Quella sera ero in un bar, chiesi ad Angelo di accompagnarmi in auto presso un impianto di carburante perchè dovevo effettuare un pagamento, poi andammo a casa sua perchè doveva andare in bagno”, ha dichiarato. Una circostanza, quest'ultima, rispetto alla quale la difesa gli ha sottoposto alcune fotografie, con l'obiettivo di dimostrare che non era l'abitazione dell'assistito ma dei familiari.

“Ci siamo fermati successivamente – ha proseguito – da un paninaro ambulante, mi ha chiesto dove abitasse Ivan e se lo avessi visto. Gli ho risposto che non lo sapevo con precisione, ma che probabilmente risiedeva lungo il Corso. Credo che lo cercasse, ma non mi disse perchè. Poi lui si è allontanato in direzione di Corso Vittorio Veneto (il teatro dell'omicidio ndr), l'ho seguito fino ad un bar e gli ho chiesto cosa stesse facendo. Lui è tornato indietro, quindi si è nuovamente allontanato, ma non me ne sono accorto”.

E quando gli è stato domandato perchè avesse detto ai militari, due anni fa, di aver pensato che “volesse picchiarlo”, ha risposto di non sapere il motivo della sua affermazione. E' stato questo il momento nel quale Pezza ha introdotto il capitolo del video con la presenza di una “donna che cammina servendosi di un bastone”, mai identificata.

Dalle immagini emerge che si intrattiene a parlare con Angelo. Di cosa? Ecco perchè la sua testimonianza è stata ritenuta indispensabile. L'udienza si conclude, appuntamento nella 'Falcone Borsellino' tra meno di un mese.