Unguento, unguento portami al noce di Benevento

Usi e leggende della magica notte di San Giovanni

Benevento.  

«Unguento unguento
portami al noce di Benevento
sopra l'acqua e sopra il vento
e sopra ogni altro maltempo».
Si dice che, sottoposte a torture indescrivibili, le donne che decidevano di confessare la loro natura di “streghe” riferissero questa formula magica durante i processi.
La recitavano dopo essersi cosparse di un unguento, una mistura di erbe, sangue di alcuni animali e, nei casi peggiori, grasso di neonati.

La spalmavano sul corpo con il manico della scopa con la quale l'avevano rigirata durante la preparazione. Poi salivano a cavalcioni della stessa scopa e volavano fino al noce per il Sabba. La loro festa. Date precise scandivano queste sataniche riunione. Una di questa era la prossima notte. La notte di San Giovanni. La notte magica, la notte in cui tutto può succedere.

La notte delle streghe e dei demoni, ma anche del bene che vince sul male, della luce che vince le forze occulte della natura e scaccia il malocchio. È la notte di Mezzaestate, del sogno e della premonizione. Antichi riti che ancora sopravvivono. Usi legati soprattutto al mondo contadino e al rinnovamento della natura che, in questo periodo, è gravida dei frutti dell'estate. Riti per propiziare la fortuna, scacciare il malocchio, trovare l’amore, assicurarsi la fertilità e predire il futuro. Tutti legati agli elementi della natura.

Acqua e terra si fondono insieme per l'Acqua di San Giovanni. In un catino vanno mescolate a dell'acqua fiori e molte erbe raccolte al tramonto: menta, iperico, trifoglio, ranuncoli, lavanda, camomilla, timo, basilico, salvia, rosmarino, malva, foglie di noce, artemisia. asciarle fuori tutta la notte in modo che la rugiada magica vi si depositi sopra.

Le piante che nascono in questo periodo sarebbero speciali, in grado di conferire poteri magici a chi le raccoglie: tra di queste, spicca l’iperico, chiamata anche “erba di San Giovanni” per le sue molteplici proprietà (tra le altre cose è un potente antidepressivo). E c'è da ricordare che le streghe erano le antiche medichesse delle erbe.  La mattina del ventiquattro ci si può lavare il viso e il corpo con questa acqua profumata, in un rito sacro e misterioso tramandato da anni. Quest’acqua avrebbe il potere di preservare dalle malattie, scacciare il malocchio e la malasorte.

Non può mancare il fuoco. Accendere grandi falò e ballarvi intorno. Bruciarvi erbe e cospargersi il capo con la cenere ottenuta e saltarli insieme sono le usanze più diffuse per allontanare la cattiva sorte. Raccogliere la rugiada della notte per leggervi il futuro, soprattutto per quel che riguarda l'amore è un'altra delle usanze diffuse.

 

Mariateresa De Lucia