Reddito di cittadinanza, Scarinzi replica a Maiella

Si apre il dibattito dopo l'analisi del consulente del lavoro sannita

Benevento.  

Dopo l'articolo “Maiella: "Reddito cittadinanza? Buon incentivo a lavorare", pubblicato da Ottopagine, nel quale in attesa della formazione del Governo il consulente del lavoro sannita era intervenuto per analizzare il programma dei Cinque Stelle, in particolare sul lavoro e sul reddito di cittadinanza, si è aperto il dibattito con la replica a Maiella da parte di Marialucia scarinzi.

“Gentilissimo dottore Maiella, stamattina mi sono imbattuta nel suo elogio al reddito di cittadinanza. Mi permetto di replicare perché è una tematica che mi riguarda da vicino essendo io giovane e donna, quindi appartenente a pieno titolo alla fascia più svantaggiata della popolazione lavorativa”.
Il reddito di cittadinanza è, al contrario di quanto da Lei sostenuto, un incentivo a non lavorare, anche per chi è occupato. La misura, a fronte del beneficio di mobilitare almeno una parte dei cosiddetti “neet”, coloro che per scelta non studiano e non lavorano, produrrebbe effetti distorsivi (ad esempio il lavoro nero) tali da renderla catastrofica per la nostra economia. In alcuni casi l’assistenzialismo, termine da Lei osteggiato, può diventare a tempo indeterminato. Nel dettaglio della misura infatti viene indicato che il lavoratore deve trovare occupazione massimo a 50 chilometri dal proprio comune di residenza. Purtroppo non tutte le aree del nostro paese possono vantare un’azienda nel raggio di 50 chilometri. Tralasciando il fatto che poi non è detto che nell’azienda limitrofa esista una posizione vacante che deve essere occupata. Inoltre, è vero che “l’espediente” tecnico per la copertura economica della misura esiste, ma al prezzo di far ricadere il necessario aumento del deficit sulle future generazioni. Non basterà dunque tagliare vitalizi ed auto blu per venirne fuori.
Il precariato si combatte creando occupazione, non elargendo sussidi; rendendo più fluidi i flussi in entrata ed in uscita dal mercato del lavoro, agendo sulle inefficienze che attanagliano tale mercato. A mio avviso il lavoro deve anzitutto essere visto come uno strumento di valorizzazione dell’individuo. Sussidi come il reddito di cittadinanza deprimerebbero il potenziale che ciascuno di noi possiede, rendendoci per forza di cose meno produttivi”.