Benevento, Kragl e la magia del numero 7

Gli tocca un'eredità pesante, la maglia di Imbriani: "Farò di tutto per onorarla"

Benevento.  

Ci si lega ad un numero come fosse un amuleto. Perchè il calcio è così: “non è vero, ma ci credo”.

Poi capita che si cambi squadra e si arrivi dove il tuo numero ce l'ha già un altro sulle spalle, non uno qualsiasi, uno di quelli che contano. E non puoi insistere. Devi scegliertene un altro.

Oliver Kragl ha avuto sempre l'11 sulla sua maglia: in Germania come a Frosinone, e a Foggia. Quando è arrivato a Pinzolo si è dovuto arrendere all'evidenza: l'11 è sulla maglia di Christian Maggio, il capitano giallorosso, che ha utilizzato sempre quello sin dai tempi del Napoli e ce l'ha persino sull'indirizzo Instagram. Bhè, pazienza, vuol dire che si cambia, per la prima volta dopo tanti anni.

Alessandro Cilento ha bene impressa nella mente la lista dei numeri già assegnati. C'è il 7 libero, pensa che sia il numero adatto per Oliver e glielo consegna. Il giocatore tedesco non ha mai conosciuto Carmelo Imbriani, non ne conosce neanche la storia. Una storia che per i tifosi giallorossi è diventata leggenda. E allora a cena, ormai a Moena, tutti provano a spiegare il significato di quel numero sulla maglia: “Vanne fiero, non è un numero qualunque per un tifoso giallorosso. E' il numero di un immortale, di un capitano giallorosso poi diventato allenatore della strega, che ha veicolato in tutto il mondo l'immagine del calcio pulito, quello che piace alla gente. E' stato portato via da un destino crudele, ma quella maglia è rimasta indissolubilmente nei cuori del popolo giallorosso”.

Kragl ascolta con interesse, quasi si scusa per non sapere di questa storia che ha segnato un pezzo di storia del Benevento. Gli raccontano che prima che sulle sue spalle, quella maglia è andata su quelle di gente come Marchi, Campagnacci, Melara, D'Alessandro. Tutti giocatori amati dalla tifoseria che le hanno saputo dare un tocco di magia in più. Marchi con quel sette sulle spalle segnò proprio nei giorni seguenti alla sua scomparsa, Campagnacci realizzò il gol della quasi promozione al Catania, Melara indossò anche la fascia di capitano, impersonando magnificamente quel ruolo.

“Sono contento che abbiano pensato a me per una maglia così importante – dice il tedesco – non mi importa niente dell'11 (anche se ce l'ha tatuato sul braccio...), darò tutto per onorare la maglia che indossò Imbriani”.

Probabilmente dovrà rinnovare la sostanza di qualche tatuaggio, magari affiancare il 7 a quello scudo da Superman che fa bella mostra di sé sul bicipite femorale sinistro. Il segno di una potenza inaudita quando calcia: “E' un dono che ho, non so neanche io perchè calci così forte. Ma vi prego di credermi, c'è anche tanta tecnica in questo”.