Benevento, il derby col Napoli epilogo da cambiare

La squadra giallorossa ha sempre perso coi partenopei (5 su 5 in campionato)

benevento il derby col napoli epilogo da cambiare
Benevento.  

Nell'Italia dei Campanili la rivalità tra vicini di casa è un ingrediente di cui non si riesce a fare a meno. Per il Benevento la serie A è una sorta di “promozione” anche in termini di squadre da affrontare: si è passati in pochi anni dai derby con Casertana, Paganese, Juve Stabia, Ischia (sono le ultime rivali della Lega Pro), a quelli con la Salernitana. Ora c'è il Napoli. Un traguardo per alcuni alle soglie dell'onirico, la squadra per cui tanti hanno fatto il tifo per una vita accomunandolo magari a quello per la strega. Cambiano i tempi, cambia il vento. Ora la squadra azzurra è un'avversaria della categoria in cui si è arrivati e da “vecchi innamorati” si è passati ad essere “nuovi rivali”. 

Per chi ha vissuto tanti anni nell'anonimato delle categorie inferiori, questo discorso mette addosso un po' d'ansia. Aver raggiunto lo stesso gradino calcistico del Napoli non vuol dire aver pareggiato il gap. I precedenti consigliano prudenza sotto questo aspetto: 3 partite giocate in serie A, altrettante sconfitte per i giallorossi, 10 gol subiti, uno solo realizzato. Eppure la gente sente che quel divario si è assottigliato e il punto di contatto si è avvicinato. Questione anche di momenti. Il Napoli attraversa la sua bella crisi, il Benevento si sente ringalluzzito dall'aver fermato sul pari la Roma. La mente fa tanto in questi casi: fortifica, fa capire meglio quali siano realmente i propri limiti.

SPERARE NON COSTA NULLA. E allora giocare contro gli azzurri con un piglio diverso dalle altre volte deve essere il nuovo traguardo da prefissarsi. Del resto in questo campionato il Benevento ha fermato sul pari Juventus, Lazio e Roma, dimostrando di potersela giocare con tutti. Magari soffrendo, ma poi cogliendo l'obiettivo prefissato. Contro il Napoli è come se avesse avuto sempre una sorta di complesso di inferiorità, da quei due derby in C1 della metà degli anni duemila, fino a quello dell'andata in serie A. Proprio le sfide della Lega Pro mettono in risalto quella “sudditanza psicologica” di cui si parlava prima. Nella stagione 2004/05 il gap tra le due squadre, in classifica e in campo, non era così ampio. Il Napoli in terza posizione, il Benevento a lottare per entrare nelle cinque che conquistavano i play off. Nella gara d'andata al San Paolo il 7 novembre del 2004, le due squadre erano separate appena da un punto in classifica e il Benevento giocò quasi occhi negli occhi contro la più blasonata avversaria. Quel giorno Belardi, portiere azzurro, fece il fenomeno, parando anche un rigore a Nello Cutolo e finì, come da copione, con la vittoria degli azzurri per 2 a 0 (Varricchio e autogol di Maschio). Lo stesso accadde nella gara di ritorno, col vecchio Santa Colomba gremito da almeno 20mila persone. Il gap non era tanto ampio tra le due squadre (4 punti) e il Benevento guidato da Raffaele Sergio era reduce da quattro turni positivi di fila (3 vittorie ed un pari), ma soprattutto dal successo sul campo dell'Avellino (che avrebbe vinto poi i play off) grazie ai gol di Imbriani e Colletto. Eppure quel 13 marzo 2005 pagò ancora una volta per quella sudditanza e perse 2 a 0 con i gol di Pià e Sosa.

UNA STORIA DA CAMBIARE. La storia si è ripetuta sempre uguale. Anzi in serie A il divario si è ovviamente dilatato: da brividi il 6 a 0 del San Paolo la prima volta nella massima serie, più accettabile il 2 a 0 del Vigorito al ritorno (Mertens e Hamsik), così come il 2 a 1 dell'andata in questo campionato. Botta e riposta tra i due fratelli Insigne, poi la rete vincente di Petagna. Quella partita di sacrificio ha indicato al Benevento la strada da percorrere. La truppa di Inzaghi era reduce dal 5 a 2 incassato all'Olimpico e iniziare a porre dei correttivi a quella tattica spregiudicata fu un passo di grande saggezza. Ora i giallorossi sanno come affrontare una grande, qualunque sia il suo stato di forma. Occorre essere sempre consapevoli della forza dell'avversario ed avere l'umiltà di pensare che anche in un momento difficile ha valori che sono nettamente superiori alla sua cifra tecnica. Giocare con attenzione e senso tattico è il “karma” su cui provare a costruire il primo risultato utile nella storia dei derby col Napoli. Consapevoli di non avere nulla da perdere, ma anche di poter finalmente giocare senza quella vecchia sudditanza.