Sud, i miracoli promessi finiti nel vento e i treni fermi in stazione

Dalle aree interne celebrate dal ministro Foti alla dura realtà dei pendolari: la solita storia

sud i miracoli promessi finiti nel vento e i treni fermi in stazione

Il ministro degli Affari europei Tommaso Foti annuncia investimenti epocali e ritorni al Sud grazie al Pnrr, ma intanto la Campania vede soppressa la linea ferroviaria Caserta-Napoli, con disagi enormi per migliaia di pendolari

Il Sud è sempre al centro (dell’oblio nazionale). Ogni volta che al Sud si parla di aree interne, i ministri scattano come molle: assicurano investimenti colossali, disegnano splendidi scenari di borghi rinati, banda larga ovunque e giovani che fanno ritorno dal ricco Nord. Stavolta è toccato al ministro Tommaso Foti, che – rumore di fogli alla mano – ha garantito che la marginalizzazione non è affatto irreversibile, anzi, grazie al Pnrr e ai fondi Coesione si prepara una sorta di "miracolo economico" che trasformerebbe paesi con meno abitanti di un autobus in scintillanti esempi di modernità digitale e coesione territoriale. Insomma, un futuro radioso.

Peccato che, come sempre, la realtà sia più prosaica. Mentre Foti parla di "migrazione di ritorno", centinaia di pendolari campani scoprono che la loro linea ferroviaria Caserta-Napoli (via Cancello), indispensabile per raggiungere scuole e posti di lavoro, viene soppressa per lavori che sembrano non finire mai. Per giorni niente treni, niente alternative credibili, solo caos e disagi assicurati.

Di fronte a tanto ottimismo ministeriale, viene da pensare che forse ci sia un piccolo errore di comunicazione: qualcuno, da Roma, potrebbe aver confuso le aree interne con Cortina d’Ampezzo. Del resto, lo stesso Foti sembra prenderla sul personale quando dice di non accettare lezioni da chi abita in appartamenti a Cortina. Giusto, molto meglio lasciare ai pendolari campani la lezione di come sopravvivere senz'auto e senza treno.

E non bastasse, ci si mette pure il dossier governativo sulle aree interne, che – tra un capolavoro di ambiguità e l’altro – riesce a definire certi comuni quasi come casi disperati, destinati più all’estinzione che alla rinascita. Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd, l’ha capito subito: il governo ha deciso che il Sud è ormai una "specie protetta" da accompagnare lentamente verso il nulla. E Clemente Mastella non fa sconti: definisce la scelta del governo "un certificato di morte" per i paesi più fragili, ricordando che non è con le frasi fatte che si rilancia l’economia dell’«osso» del Paese.

Insomma, mentre i ministri sventolano fogli pieni di milioni mai spesi e progetti che finiscono più spesso sulla carta che sui territori, la realtà quotidiana è una lenta erosione: treni che non passano, scuole che chiudono, ospedali che non funzionano. E poi, certo, quei giovani che emigrano, sempre di più, non perché al Nord ci sia il paradiso, ma perché al Sud si sta rischiando il deserto. Un consiglio ai politici che promettono mirabolanti inversioni di rotta per il Meridione: prima di annunciare l’ennesimo rinascimento del Sud, provino almeno una volta a prendere il treno Caserta-Napoli. Forse capirebbero subito perché i giovani preferiscono andare via.