ìLa Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma introdotta dal cosiddetto Decreto Caivano nella parte in cui vietava la messa alla prova per i reati di spaccio di lieve entità. La decisione, contenuta nella sentenza n. 90 del 2025, accoglie i rilievi dei Tribunali di Padova e Bolzano, che avevano sollevato la questione in riferimento a due giovani imputati in possesso di tutti gli altri requisiti previsti per accedere al beneficio. La Consulta ha rilevato che la norma governativa violava l’articolo 3 della Costituzione, producendo un’irragionevole disparità di trattamento.
Perché è incostituzionale
Il Decreto Caivano, varato nel settembre 2023 all'indomani di un grave episodio di cronaca, aveva inasprito le pene per lo spaccio lieve, portando la reclusione da sei mesi a cinque anni e rendendo così inaccessibile la sospensione del procedimento con messa alla prova. La Corte ha sottolineato che tale esclusione contraddice la finalità rieducativa della pena, oltre a creare un paradosso giuridico: per reati più gravi, come l’istigazione all’uso di stupefacenti, la messa alla prova resta invece consentita.
I casi di Padova e Bolzano
I giudici di Padova avevano sollevato il caso di un diciottenne trovato in possesso di oltre 50 grammi di hashish. Secondo il tribunale, il piccolo spaccio coinvolge in larga parte consumatori che vendono per procurarsi la sostanza, dunque meritevoli di un percorso rieducativo. Analoga la situazione del giovane fermato a Bolzano con 16 grammi di cocaina e 10 di hashish. I tribunali hanno evidenziato l’assurdità di una norma che impedisce il recupero e favorisce l'ingresso in carcere, con il rischio di contatti con spacciatori professionisti.
Il carcere fantasma in Albania
Intanto fa discutere il carcere italiano costruito in Albania, a Gjader, inaugurato nell’ambito dell’accordo tra Roma e Tirana. La struttura, costata milioni di euro, è ancora deserta: nessun detenuto vi ha mai messo piede. Nonostante questo, il Ministero della Giustizia ha già nominato direttrice, educatore e amministrativo. Ventidue agenti della polizia penitenziaria sono assegnati a un istituto che dispone solo di sei stanze da quattro posti.
I dubbi giuridici e l’allarme della Corte dei conti
Il progetto carcerario oltre Adriatico è stato già bersaglio di diverse segnalazioni alla Corte dei conti. Il professore Luca Masera dell’Università di Brescia ha sollevato perplessità sulla legittimità della struttura, mancando un quadro normativo adeguato per una prigione italiana all’estero. Anche i magistrati europei stanno valutando il caso, in attesa della pubblicazione della sentenza della Corte di giustizia UE sulla nozione di "paese sicuro".
Il fronte dell’opposizione
L’opposizione ha definito il Decreto Caivano una misura meramente simbolica e propagandistica. Il deputato Riccardo Magi ha sottolineato come l’inasprimento delle pene non risponda a una reale esigenza sociale, ma alimenti il sovraffollamento carcerario. Ha inoltre evidenziato il rischio di nuove bocciature da parte della magistratura, già registrate con il decreto Sicurezza e il protocollo migranti con l’Albania.