Certificazione internazionale anticorruzione per i comuni

Un nuovo sistema di controllo digitale della gestione degli appalti

Il progetto partirà in tre comuni ‘pilota’: Caggiano (Salerno), Carignano (Torino) e Caserta ed entro il mese d’ottobre si raccoglieranno le adesioni degli altri Comuni della rete Asmel.

Caserta.  

“Una digitalizzazione efficace e diffusa dei procedimenti amministrativi vale molto più di nuove norme anticorruzione, destinate solo ad ingolfare il nostro già confuso e prolisso quadro normativo, che è spesso la vera causa della corruzione”.

Così Francesco Pinto, segretario generale di Asmel, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, con 2440 associati in tutt’Italia, annuncia la sperimentazione a livello comunale di un programma di certificazione internazionale del rispetto degli standard anticorruzione.

L’iniziativa di Asmel parte all’indomani dell’approvazione del disegno di legge sul contrasto della corruzione nella Pubblica amministrazione e si fonda sull’applicazione della Certificazione ISO 37001, lo Standard internazionale che attesta il rispetto delle norme anticorruzione nelle aziende private e negli enti pubblici. Un ‘marchio di garanzia’ finora ottenuto in Italia solo da poco più di dieci società e cooperative interessate a lavorare con il pubblico, da alcune grandi aziende come Enel ed Eni e dauna sola struttura di emanazione pubblica, la Centrale di Committenza ASMEL Consortile che, nata ad inizio 2013 opera per la gestione degli appalti di oltre mille Comuni associati.

“In Italia esistono troppe leggi, spesso difficili da interpretare ed applicare - spiega Pinto - ed è questa giungla normativa ed interpretativa la principale causa dell’affermazione e diffusione dei fenomeni corruttivi. Nuove norme anticorruzione hanno certamente un forte impatto mediatico, ma rischiano solo di rafforzare il bigottismo normativo imperante e la paralisi dell’azione amministrativa invece di rispondere alle esigenze di semplificazione reclamate con forza dal Governo nelle sue linee programmatiche”.

Ecco allora l’iniziativa di ASMEL che punta a diffondere a costo zero un processo di digitalizzazione delle procedure burocratiche negli Enti Locali per assicurare semplificazione, efficacia ed efficienza nell’azione amministrativa, ma soprattutto per garantire, come evidenzia Pinto “tracciabilità e trasparenza che assicurino il controllo della legalità molto meglio di mille norme anticorruzione”.

Il progetto partirà in tre comuni ‘pilota’: Caggiano (Salerno), Carignano (Torino) e Caserta ed entro il mese d’ottobre si raccoglieranno le adesioni degli altri Comuni della rete Asmel.

“L’esperienza pratica maturata con l’iter procedurale necessario per l’ottenimento, nel settembre scorso, di questa certificazione, ci ha convinti dell'opportunità di questa iniziativa - spiega Miche Iuliano, amministratore delegato della Centrale di Committenza di Asmel - perché abbiamo verificato sul campo che la scelta di dotarsi di una completa digitalizzazione delle procedure interne aveva rappresentato la chiave di volta del superamento dei rigidi “stress test” cui siamo stati sottoposti. D’altra parte, essa comportando tracciabilità e trasparenza, valorizza anche la funzione del controllo civico (stampa, opposizioni, associazioni, portatori di interessi ecc.), vero antidoto ai rischi di corruzione”.

Asmel, ha deciso, perciò, di promuovere la certificazione tra i suoi associati, basandosi sul principio della condivisione e della diffusione delle best practices, che ha sempre caratterizzato la propria azione e che le ha permesso di affermarsi, in poco tempo in oltre il 30% dei Comuni italiani.

“Naturalmente - evidenzia Francesco Pinto - la certificazione non costituisce di per sé una garanzia assoluta contro il rischio del materializzarsi di attività corruttive presso un’amministrazione, tuttavia sono evidenti i vantaggi del processo di certificazione, in primis, la digitalizzazione delle procedure, peraltro in gran parte già diffusa nei ‘nostri’ Comuni, e l’eliminazione di tutte quelle zone d’ombra assicurate dal rispetto solo formale delle norme, che favorisce i corrotti. Ma soprattutto c’è la garanzia delle verifiche a campione effettuate dagli ispettori dell’Ente Certificatore, a sua volta soggetto a “certificazione” ministeriale, per accertamenti sull’effettivo rispetto delle norme anticorruttive. Si tratta di un “bollino blu” che non comporta rendite di posizione ma va conquistato anno per anno”.