Domenico Natale era stato curato per un presunto problema all'articolazione della gamba. Il cancro alle ossa non era stato infatti individuato. Inutili tutti i successivi tentativi di salvargli la vita, compresa l'amputazione dell'arto. Una diagnosi sbagliata, un’operazione chirurgica e l’amputazione della gamba destra, decisa d’urgenza. E' il calvario che ha patito Domenico Natale, 21enne campano residente a Centurano, prima di morire il 30 ottobre del 2014. Una storia drammatica che ha scosso le coscienze di tutti. Ieri, sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo i medici ddi un struttura privata di Roma, l’ortopedico e il radiologo di Roma, coloro che scambiarono la diagnosi di un tumore alle ossa per una semplice frattura con ematoma interno alla gamba destra. Arrivò in quella clinica romana con un dolore alla gamba: gli venne diagnosticata una frattura, ma era un tumore.
Il giudice Di Grazia del tribunale di Roma ha accolto la tesi degli avvocati Vincenzo Scolastico e Carlo Taormina che rappresentano in giudizio il padre del ragazzo, Pino Natale, casertano trapiantato a Roma. «Andrò avanti fino alla fine», dice il papà del giovane paziente deceduto, subito dopo aver appreso la notizia del rinvio a giudizio.
Una storia assurda quella di Domenico. È il 23 maggio del 2013 quando Domenico viene sottoposto a un intervento chirurgico inutile al ginocchio, dopo una prima visita per un dolore al ginocchio.
Aveva accusato quel dolore durante la partita di calcetto. Poco prima si era sottoposto ad esami medici: dalla radiografia e alla Tac, ma non gli venne prescritto l’esame con contrasto che avrebbe potuto far emergere la presenza del tumore.
