“Un’indagine piena di forzature, errori e fraintendimenti, di chiara matrice politica.” Con queste parole gli avvocati difensori hanno commentato l’archiviazione, disposta dal Gip, dell’inchiesta sulla presunta truffa ai fondi per i migranti a carico di 17 indagati del Centro sociale ex Canapificio di Caserta.
L’indagine, partita nell’ottobre 2018, si è conclusa dopo quasi sei anni senza alcun rinvio a giudizio. Secondo i legali Carmine Malinconico, Francesco Pugliatti e Antonello Fabrocile, le accuse sono nate anche “grazie alle dichiarazioni del ministro [Matteo] Salvini, allegate agli atti giudiziari come elemento a sostegno dell’accusa”.
Le due linee investigative
Il procedimento univa due filoni distinti. Il primo era nato dalla denuncia di un ex operatore del centro, che ipotizzava estorsioni per un fondo di solidarietà – circostanza poi smentita dalle testimonianze degli altri soci durante le indagini.
Il secondo, e più rilevante, riguardava una presunta truffa sui fondi pubblici dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Questo filone si aprì pochi settimane dopo un aspro scontro politico tra il Centro sociale e l’allora ministro dell’Interno.
Lo scontro con Salvini e l’avvio delle indagini
La polemica esplose nel giugno 2018, dopo un episodio di aggressione a Caserta: due richiedenti asilo ospiti dello Sprar gestito dall’ex Canapificio furono colpiti da fucili a pallini da individui in auto che gridavano “Salvini, Salvini”. Il centro denunciò l’accaduto e organizzò una conferenza stampa.
Salvini replicò durante la trasmissione “Agorà”, attaccando: “Che ci siano dei quattrini pubblici gestiti da chi occupò dei locali è una cosa bizzarra”. Si riferiva alla sede del centro, che definì “occupata”, sebbene l’immobile di proprietà regionale fosse in realtà concesso in comodato d’uso.
Le conseguenze: fondi sospesi e sequestro
Poche settimane dopo quelle dichiarazioni, riprese dalla stampa, partì l’indagine sulla presunta truffa. “Non è una coincidenza”, hanno sottolineato gli avvocati. Le immediate conseguenze per il centro furono la sospensione dell’erogazione dei fondi Sprar e il sequestro dell’immobile per motivi strutturali.
“Gli articoli di giornale dove Salvini attaccava i rappresentanti del Centro sono stati allegati agli atti, rappresentando un elemento basilare dell’accusa”, ha affermato l’avvocato Malinconico.
I picchi dell’indagine: perquisizioni e accuse
Nel febbraio 2019, l’inchiesta visse il suo momento clou con una maxi-perquisizione che coinvolse 80 carabinieri e due elicotteri. Nessun elemento probatorio rilevante, tuttavia, fu trovato nelle abitazioni degli indagati. Nel frattempo, proseguirono gli attacchi politici. Giampiero Zinzi, oggi coordinatore campano della Lega, affermò allora: “Si sono intascati sette milioni”.
Il lungo oblio e l’archiviazione
Dopo un periodo di stallo, l’indagine fu ripresa nel settembre 2024 sotto la nuova procura guidata da Giuseppe Bruni. L’esito è stato l’archiviazione. “L’ufficio di Procura ci ha finalmente ascoltato, capendo che non c’era alcun elemento rilevante”, hanno concluso i legali, chiudendo una vicenda che per anni ha pesato sugli indagati e sull’attività del centro sociale.
