Il gesto estremo e improvviso di Benito Pacca del giugno scorso provocò choc e dolore. L'agente penitenziario era indagato per abuso di autorità nel secondo filone dell'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (pm Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto) sulla perquisizione straordinaria poi degenerata avvenuta in pieno lockdown per il Covid nel carcere casertano, con circa trecento agenti che intervennero contro altrettanti detenuti del reparto Nilo. Lo riferisce l'Ansa.
Nella prima fase dell'indagine furono identificati circa 120 agenti, tutti in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere, e questo primo filone ha dato vita ad un maxi-processo con 105 imputati - soprattutto agenti ma anche funzionari del Dap e medici - attualmente in fase dibattimentale davanti alla Corte di Assise del Tribunale sammaritano; tra i reati contestati anche la tortura.
Nel secondo filone investigativo furono identificati altri 50 agenti, tra cui Pacca, intervenuti nel carcere da diversi istituti (Secondigliano soprattutto e Avellino), in quanto componenti del Gruppo Operativo di Supporto; e se per 18, tra cui l'agente suicida, è arrivata l'archiviazione del Gip, come da richiesta depositata dalla Procura il primo agosto scorso, per 32 ci sarà invece l'udienza preliminare il prossimo 29 gennaio.
