«Mi sono allontanato dall'Isis quando ha ucciso innocenti»

Ieri ha risposto alle domande dei pm Khemiri il tunisino accusato di terrorismo

San Marcellino.  

Mohammed Khemiri, tunisino di San Marcellino, arrivato in Italia su un barcone nel 2005 e in pianta stabile nel paesino dell’agro aversano ieri ha risposto alle domande dei giudici. Da un lato, Khemiri si sarebbe definito simpatizzante «politico» dei terroristi nei confini siriani, dall’altro «traditore» dei fondamentalisti quando ad essere colpiti sono stati innocenti. La sua difesa, ieri, davanti ai magistrati. Insomma avrebbe tifato ideologicamente per il fine politico dell’Isis, per poi allontanarsi. Khemiri resta in carcere, ma il suo verbale redatto in carcere ora sarà trasmesso in Procura a Napoli. 

Il tunisino accusato assieme ad altri quattro di utilizzo di documenti falsi per restare in Italia, ha risposto con precisione alle domande sulle false fatture trovate nella sua abitazione. Fatture con cui cercava di ottenere il permesso di soggiorno per i suoi connazionali.

Khemiri, ieri mattina, si è presentato all’interrogatorio di garanzia in camicia bianca e pantaloni scuri, per nulla provato dai quattro giorni di carcere in isolamento nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Ha risposto alle domande del giudice Gabriella Casella e del procuratore aggiunto Antonio D’Amato in maniera precisa, indicando Nasser Hidouri, l’imam della moschea di San Marellino, come un «uomo buono e di pace, completamente all’oscuro delle sue simpatie politiche». Perché anche su Nasser sarebbero state fatte domande dai magistrati. Insomma, Khemiri, da San Marcellino, «tifava» per i terroristi ma per pura fede politica.

Peccato per lui che della presunta dissociazione dall’Isis non si hanno tracce nei documenti sequestrati dai carabinieri del comando provinciale di Caserta e dei Ros, i quali, invece, stanno studiando un quaderno seque- strato nell’appartamento di Khemiri. Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere Mohammed, l’indagato era il primo «gancio» dei profughi per approdare in Occidente. Ha ammesso di aver procurato fatture e documenti falsi «Ma l’ho fatto solo per aiutare due miei amici a restare in Italia, non sono un trafficante di uomini», ha dichiarato. Dichiarazioni che ora saranno trasmesse alla Procura di Napoli che indaga sulla cellula italiana dell’Isis in Italia.

Siep